“Per rimuovere l’importante volume di macerie dall’interno della Basilica abbiamo stimato che servirà circa un milione di euro ma, dato che non siamo più in regime di emergenza, non possiamo più affidare direttamente i lavori, bensì procedere a gara pubblica. Prima di poterlo fare occorre avere tutte le coperture finanziarie del caso”.

A marzo 2018 la Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria, Marica Mercalli, faceva i conti di quanto servisse per la Basilica di Norcia, distrutta dal terremoto del 30 ottobre 2016. Conti, ma anche previsioni sul termine delle operazioni, necessarie per poi provvedere alla ricostruzione. “Il nostro obiettivo è di riprendere i lavori subito dopo Pasqua, così da completare la rimozione dei detriti e la messa in sicurezza interna della Basilica entro il settembre-ottobre prossimi”, diceva Mercalli. In realtà le cose non sono andate propriamente così.

“Il 19 agosto abbiamo ripreso lo svuotamento e in una settimana abbiamo rimosso 120 metri cubi di macerie, arrivando all’incrocio tra la navata e il transetto”, ha detto la Soprintendente intervenendo il 24 agosto alla commemorazione del terzo anniversario della prima scossa di terremoto. Dunque un ritardo considerevole. Un dilatarsi dei tempi, ancora. Nonostante le più buone intenzioni. Già, perché a marzo 2018 la Soprintendente sosteneva che “la pianificazione dei tempi e delle modalità di intervento ce l’abbiamo chiara, adesso dobbiamo lavorare per consentire l’avvio di questa ultima fase, propedeutica alla ricostruzione della Basilica, che vorremmo tanto avviare nel 2019”.

Peccato che ora ci si affidi solo ad una speranza. Quella che “l’Ue conceda i finanziamenti necessari per dare continuità ai lavori e terminare al più presto lo svuotamento, per poi avviare la ricostruzione della Basilica”. E’ più che comprensibile che la rimozione delle macerie all’interno della Basilica sia una operazione particolarmente complicata. Che richiede pazienza e tempo e, quindi, risorse “speciali”. Ma è indubbio che i tre anni trascorsi dall’evento sismico siano un macigno che grava sull’operazione. Un macigno sempre più ingombrante e sulla cui persistenza le giustificazioni appaiono progressivamente più fragili.

La Basilica è un simbolo, ancora “negativo”. Anche per questo sulle transenne del cantiere è apparsa la scritta “Vergogna”. La Basilica, come l’abitato di Norcia, è solo un’idea, ben lungi dal realizzarsi. Così, come accade anche in altri centri stravolti dal terremoto, le persone sono deluse. Ma anche arrabbiate. Non credono più a nessuno. Perché tutti hanno ancora negli occhi le sfilate dei politici. Hanno fatto a gara a venire qui. Ma è cambiato ben poco. Per questo il comitato Rinascita Norcia ha scritto una lettera al presidente Sergio Mattarella, mentre il Comitato spontaneo “Pro Basilica identica” si è rivolto al vescovo della diocesi Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, chiedendogli di invitare il Pontefice a raggiungere la cittadina che diede i natali al santo patrono d’Europa.

All’interno della Basilica si spera ancora di recuperare, in coincidenza del transetto sinistro, il San Benedetto che riceve Totila realizzato nel 1621 da Filippo Napoletano, oltre all’Adorazione dei pastori che si trovava sopra il secondo altare sulla destra. Nel centro cittadino si è ancora in attesa di opere pubbliche necessarie, come l’ospedale, le scuole, la casa di riposo, il distretto sanitario, la caserma, il museo della Castellina, l’Antiquarium, la sede dell’Archivio storico, la biblioteca e il teatro.

L’attesa continua. Da un governo all’altro. La pazienza è davvero agli sgoccioli.

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