Un’estate per riflettere e rasserenare gli animi, perfezionare l’utilizzo del Var, affinare la comunicazione fra il direttore di gara e gli assistenti, spazzare via le ultime remore sul ricorso alla tecnologia, fare chiarezza su alcuni punti del regolamento. Illusi: se pensavate che il calcio italiano potesse migliorare e diventare più trasparente, sbagliavate. La Serie A non cambia, al massimo peggiora. La stagione 2019/2020 ricomincia e riparte esattamente da dove aveva lasciato: errori incomprensibili, caos regolamentare, polemiche.
Sabato sera il big match fra Fiorentina e Napoli è stato non deciso (dopo l’episodio ci sono stati altri 4 gol) ma comunque condizionato dal tragicomico rigore fischiato a favore di Mertens, inciampato (ma nemmeno, in realtà si è proprio tuffato) su un malcapitato giocatore viola fermo a terra in area di rigore. Qualsiasi replay avrebbe chiarito subito che non c’era alcun fallo, ma il direttore di gara Massa non è andato a rivederlo allo schermo e dalla sala Var gli hanno inspiegabilmente confermato il fischio. Siamo di fronte al solito discorso dell’arbitro presuntuoso, che guarda alla tecnologia come a una minaccia del suo potere assoluto e preferisce sbagliare piuttosto che ammettere di aver sbagliato. Niente di nuovo: la classe arbitrale continua la sua personalissima battaglia contro la moviola in campo.
Il problema vero è che i padroni del pallone invece che intervenire su questo punto dirimente, hanno ben pensato di cambiare altre regole, per dare nuove interpretazioni dei casi su cui il Var è chiamato (quando va bene) a decidere. È quello che è successo per i falli di mano, su cui l’Ifab (l’organismo internazionale della Fifa) ha fornito una nuova versione del regolamento. L’abbiamo visto bene nel weekend, su due campi differenti. A Firenze Zielinski, che in un contrasto in area si ritrova il pallone incastrato fra petto ed avambraccio, a Cagliari Cerri che addirittura viene colpito dalla palla di spalle mentre ricade da un salto. Due episodi simili, due rigori semplicemente assurdi per chi ha giocato un minimo a calcio nella sua vita. Eppure ineccepibili, regolamento alla mano. Mentre a Udine un altro tocco simile di Samir è stato giudicato diversamente, con più buon senso ma forse in maniera errata stando alle norme.
Il nuovo protocollo, infatti, non punisce più solo l’intenzionalità del movimento, ma il movimento stesso: basta che la mano o il braccio siano in posizione tale da “aumentare lo spazio occupato dal corpo” perché ci sia una sanzione. La Fifa voleva semplificare la casistica ma se possibile ha peggiorato la situazione: così diventano rigori anche dei tocchi assolutamente involontari, fortuiti e ininfluenti per le sorti di un’azione. Per altro, da quando è entrato in funzione il Var, questo tipo di falli aveva già conosciuto un aumento esponenziale, visto che il tocco con la mano è uno degli episodi più facilmente e oggettivamente riscontrabili di fronte al video. I fischi si erano già moltiplicati, adesso che è stato dato mandato agli arbitri di sanzionare praticamente ogni episodio, dobbiamo aspettarci una caterva di rigori.
Insomma, sull’utilizzo discrezionale del Var (il vero problema del calcio moderno) non si è fatto assolutamente nulla, in compenso ci siamo anche complicati sui falli di mano. Si badi bene: il problema è internazionale, come il regolamento, per una volta i nostri arbitri non sono responsabili (anche se la loro idiosincrasia per il Var resta sconcertante). In attesa di capire come funzionerà all’estero, quel che è certo che in Serie A siamo alle solite. Anzi, pure peggio: di questo passo avremo una stagione da 150 rigori e infinite polemiche, già cominciate. È solo la prima giornata e sabato prossimo c’è Juve-Napoli. Buon campionato!