Due mesi fa negava su tutta la linea poi da Nino Caianiello, ex responsabile di Forza Italia a Varese arrestato lo scorso 7 maggio, sono arrivate parziali ammissioni di soldi incassati, senza mai confermare, comunque, che si trattasse di tangenti. Così è mutata nei giorni scorsi la linea difensiva del presunto “burattinaio” nell’inchiesta della Dda milanese su un giro di mazzette, nomine e appalti pilotati e finanziamenti illeciti che ha portato a 43 misure cautelari, tra cui quelle per gli esponenti di FI Pietro Tatarella (ai domiciliari per decisione del Riesame) e Fabio Altitonante (già tornato libero per scadenza termini).

In particolare, in un interrogatorio del 6 agosto Caianiello ha spiegato di aver ricevuto soldi dall’ex segretario di FI a Gallarate (Varese) Alberto Bilardo, che ha già collaborato con i pm in centinaia di pagine di verbali, nell’ambito di una presunta vicenda corruttiva a Gallarate. Alle domande degli inquirenti che si aspettavano ammissioni complete già in quell’interrogatorio, però, Caianiello avrebbe risposto: “Non ce la faccio“. In un primo interrogatorio di metà giugno Caianiello, accusato di associazione per delinquere, corruzione e altri reati, aveva portato davanti ai pm una versione, quella del “politico influente” che aveva ricevuto la “delega da Lara Comi”, indagata nell’inchiesta, e anche dai precedenti coordinatori varesini di Forza Italia per occuparsi del partito. Poi, però, messo di fronte alle contestazioni, comprese le presunte “retrocessioni” incassate con le nomine di suoi uomini in società pubbliche, ha negato e ha parlato solo di soldi leciti versati “in chiaro” al partito.

Nelle scorse settimane, assistito dal legale Tiberio Massironi, ha cambiato linea, tanto che già nell’interrogatorio del 6 agosto erano attese sue ammissioni, anche per tentare la strada del patteggiamento (già una decina gli indagati, tra cui lo stesso Bilardo, che hanno raggiunto accordi con i pm per provare a patteggiare). Davanti ai pm Silvia Bonardi e Adriano Scudieri l’ex esponente di FI a Varese, però, ha sì ammesso di aver incassato del denaro senza, però, parlare mai apertamente di bustarelle. Per i prossimi giorni, tuttavia, è previsto un altro faccia a faccia, anche alla presenza del pm Luigi Furno.

Intanto, proseguono gli accertamenti degli investigatori della Guardia di Finanza su presunti fondi neri nascosti, anche all’estero, e riconducibili al presunto “grande manovratore” del sistema. Nell’ambito dell’inchiesta i magistrati milanesi nei mesi scorsi hanno anche chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto del deputato azzurro Diego Sozzani che in una intercettazione diceva: “Mi inginocchio per tre lire”.

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