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Fare quel che ci pare ci porta davvero alla libertà?

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La società cosmopolitica no border a forma di merce assume sempre più le sembianze dell’abbazia Thélème descritta da Rabelais nel capitolo 57 di Gargantua et Pantagruel: in questo monastero capovolto, i reclusi vivono all’insegna di un edonismo integralmente deregolamentato, la cui essenza è racchiusa nel nome stesso dell’abbazia.

Thélème, infatti, deriva dal greco thélema, “volontà”: se nel monastero cristiano vige l’annullamento della volontà individuale, a Thélème, per converso, regna sovrana la volontà dell’indviduo, che solo deve rispondere ai propri desideri. La Legge è annullata o, più precisamente, riassorbita nel Desiderio deregolamentato e anomico dell’individuo. Per questa ragione, l’unico vero articolo di fede dell’abbazia Thélème e, per estensione, dell’odierna “notte del mondo” del cosmomercatismo, è condensato da Rabelais nell’imperativo “fa’ ciò che vorrai” (fais ce que voudras).

Il godimento individuale disinibito e trasgressivo si erge a sola legge nel tempo dell’oblio di ogni argine e di ogni misura. La libertà decade, in tal guisa, al rango del capriccio individuale senza limitazioni di sorta. Scrive Rabelais a proposito dei Telemiti: “la loro vita non era governata da leggi, statuti o regole, ma secondo il loro volere e franco arbitrio”.

Rabelais sottolinea come questa libertà, coincidente con l’arbitrio individuale, tenda a rovesciarsi dialetticamente nella figura opposta rispetto al libero sviluppo dell’individuo libero e autonomo, che pensa con la propria testa. Dà, infatti, vita a una sorta di grigia morale del gregge, in cui tutti finiscono per fare, pensare e volere le stesse cose: “Grazie a quella libertà invece, erano presi da emulazione di fare tutti ciò che ad uno vedevano piacere. Se alcuno o alcuna diceva: beviamo! tutti bevevano. Se alcuno diceva: giochiamo! tutti giocavano. Se alcuno diceva: andiamo pei campi a divertirci! tutti vi andavano”.

L’individualismo libertario, in cui il desiderio occupa integralmente gli spazi della legge, si pone così come nemico dell’individuo nell’atto stesso con cui afferma di promuoverlo: si capovolge in un’omologazione di massa, in cui gli individui si piegano in maniera acefala al conformismo. Diventa, come a Théléme, una religione a tutti gli effetti.

Insomma, in queste pagine, che segnano la genesi del moderno, troviamo un identikit insuperabile dell’odierna massa solitaria dei consumatori e dei plusgaudenti, di quanti innalzano il proprio capriccio a sola legge e, senza accorgersene, annichiliscono il proprio io nel conformismo di massa della civiltà dei consumi.

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