“Fabrizio con noi”, gli occhi del personaggio dei fumetti e una grande bandiera con la scritta rossa Diablo. Oltre a cori a ripetizione. Un “omaggio”, quello della Curva Nord dell’Inter, al capo ultrà laziale Fabrizio Piscitelli, ucciso con un colpo di pistola a Roma il 7 agosto nella zona del Parco degli Acquedotti, che ha scatenato polemiche. Anche tra gli stessi tifosi. Lo striscione per ricordare Diabolik, com’era soprannominato il fondatore degli Irriducibili Lazio e considerato un personaggio influente nella criminalità romana, è apparso a San Siro poco prima del fischio d’inizio di Inter-Lecce, posticipo della prima di campionato.

La scelta della tifoseria organizzata nerazzurra è stata criticata sui social da molti fan interisti e segue le polemiche di alcuni mesi fa, quando nello stesso settore venne ricordato Daniele Belardinelli, l’ultrà varesino morto durante gli scontri prima di Inter-Napoli. All’epoca nella bufera finì anche il Viminale per aver autorizzato l’ingresso della coreografia al Meazza, nonostante la presenza di simboli di stampo fascista. La commemorazione di Diabolik era prevedibile. Le tifoserie interiste e laziali sono infatti gemellate dagli Anni Ottanta.

Polemiche avevano provocato anche i funerali del capo ultrà biancoceleste, lo scorso 21 agosto. In teoria, le persone ‘invitate’ dovevano essere solo 100. Invece nel piazzale del Divino Amore si erano presentati in oltre 500, assiepati oltre le transenne, ad accogliere il feretro fra cori da stadio, slogan fascisti e saluti romani. Tra i presenti anche personaggi di spicco nell’ambiente delle tifoserie estreme e della destra radicale: dai capi ultrà di Inter, Milan – fra cui Luca Lucci, fotografato con Matteo Salvini – Triestina, Chieti, Verona, Real Madrid, West Ham e Levski Sofia, fino agli esponenti di Forza Nuova e Casapound.

Gli inquirenti, negli anni, hanno documentato contatti fra Piscitelli, 53enne nato al Quadraro e residente nella vicina Grottaferrata, e alcuni boss legati alla camorra casalese, ai clan sinti e alla criminalità albanese. Proprio in quest’ultimo ambito i pm della Direzione distrettuale antimafia di Roma cercano il mandante dell’omicidio, avvenuto la sera del 7 agosto mentre l’uomo si trovava seduto su una panchina nei pressi del Parco degli Acquedotti, accompagnato dal proprio autista. Lì era arrivato per un appuntamento non si sa con chi ed è stato raggiunto dal killer, poi fuggito a piedi nelle vie limitrofe dove – pare – fosse atteso da una persona in auto che lo ha aiutato nella fuga.

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