Potrebbero essere 40 i migranti morti in un naufragio al largo della costa di Khums, in Libia, 97 km a sudest di Tripoli. “Finora sono stati recuperati diversi corpi”, informa l’ufficio libico dell’organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che parla di circa 65 sopravvissuti sulle 90 persone segnalate da Alarm Phone. Fra i cadaveri ci sono anche quelli di donne e bambini. “Alle 13 abbiamo parlato con le autorità della Libia. Ci hanno detto di aver trovato il luogo del naufragio e circa 90 persone, molte delle quali sono morte, ma non sappiamo ancora quante”, hanno spiegato i cooperanti su Twitter. Secondo quanto riferito all’Ansa dal portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayoub Qasim, ci sarebbero ancora 20 dispersi.

L’allarme era arrivato proprio ad Alarm Phone intorno alle 3.30 del mattino, da un’imbarcazione che aveva lasciato Al Khums circa 3 ore prima. “Erano in grave pericolo, piangevano e gridavano, dicendoci che la gente era già morta”, aveva affermato la ong. “Dato che la barca era ancora molto vicina alla costa della Libia, non avevamo altra scelta che informare le autorità libiche e italiane. Pensiamo che nessuno sia uscito a cercarli”, si leggeva sull’account social prima che le stesse autorità libiche avessero risposto all’appello, andando alla ricerca dei naufraghi. “Queste morti sono responsabilità dell’Europa. Le politiche di deterrenza uccidono”, ha attaccato ancora Alarm Phone su Twitter.

Intanto, su Twitter la portavoce dell’Unhcr, Carlotta Sami, ha definito “inaccettabile” quanto accaduto. “Queste morti – ha scritto – non possono essere considerate fatalità o danni collaterali. Deve essere ripristinato al più presto il sistema di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Massimo supporto a ong impegnate a riempire il vuoto umanitario. E ancora: “Stiamo assistendo i sopravvissuti in Libia. Insostenibile assenza di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Stimiamo circa 900 morti quest’anno”.

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