In questo scorcio di fine estate con una crisi di governo in atto, con una classe di politici che non hanno potere (ma lo esercitano veramente solo per i cittadini?) se non per le “normali” amministrazioni, resto basito dalle loro parole.

Ho letto infatti in questi giorni due dichiarazioni di esponenti politici della forza di governo che ha innescato la crisi e che, secondo i sondaggi, è il partito di maggioranza relativa in questo momento nel Paese. Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, annuncia l’assunzione di 500 neolaureati, che dopo un corso di 92 ore e due mesi di corsia verranno inseriti in organico pieno, con stipendio equiparato, nel reparto di Pronto Soccorso, che secondo il Governatore non necessita di specializzazione in medicina d’urgenza o similari! Il “grande esperto” ordina e decide, per il Titolo V della Costituzione ha poteri esecutivi e nulla deve chiedere al ministro della Salute, al Consiglio Superiore sella Sanità o agli altri organi nazionali.

Altrettanto grave è la dichiarazione di un altro “grande esperto”, Giancarlo Giorgetti, che ho conosciuto molti anni fa presentatomi dalla “signora in verde”, Astrid, di origini tedesche che amava il federalismo e quindi le idee della Lega e anche tutte le mie sulla sanità. Inascoltata, come me. “Nei prossimi cinque anni mancheranno 45mila medici di base – sentenzia – il mondo in cui ci si fidava del medico è finito”! Come a dire: lo abbiamo usato come controllore delle prestazioni (quante volte il vostro medico di base ha difficoltà a scrivervi una risonanza magnetica o altro?) ma in realtà non ne abbiamo nessuna fiducia e non abbiamo nessuna intenzione di continuare a sovvenzionare la medicina del territorio. Mancheranno? Li sostituiranno?

Io, come ho spiegato alla parola “aggiornamento” (delle tre che sono, come dice l’omonima canzone, “solo una cura, io lo so che lo sai”), continuo a pensare che non si possa dare in mano a medici inesperti la salute dei cittadini e che si debba, al contrario, investire, stimolare e ampliare la medicina del territorio con consapevole disponibilità dei medici di base. La medicina del territorio come vero filtro, nel proprio studio e nei pronto soccorso degli ospedali pubblici e privati accreditati (la presenza del pronto soccorso come reparto deve essere elemento decisivo per l’accreditamento!) della salute e della malattia del cittadino. Ci si deve recare cioè non solo per guarire ma anche per non ammalarsi in quel nuovo rapporto di “vicinanza” per imparare a vivere meglio.

Qualche politico, o meglio politicante, vuole ascoltarmi?

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