In Italia una vettura su due fra quelle in circolazione è di media cilindrata: lo dice un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec, basata sui dati dell’Aci. Alla fine dello scorso anno nello Stivale la quota delle autovetture appartenenti alla fascia con motori di cubatura compresa tra 1.201 e i 1.600 cc, era del 49,9% sul totale del parco circolante (che è pari a poco più di 39 milioni di automobili).
Si tratta di una percentuale in ascesa: infatti, nel 2013 – quando il circolante era pari a poco meno di 37 milioni di auto – la fetta apparentata dalle auto di media cilindrata era del 44,6%, pertanto negli ultimi anni la quota è salita di 5,3 punti percentuali. “In termini di valori assoluti, tra il 2013 e il 2018 il numero delle autovetture circolanti con motore di media cilindrata è balzato in avanti da 16.506.615 a 19.450.709 unità (+17,8%)”, spiega l’Osservatorio Autopromotec in una nota ufficiale.
Peraltro, quello delle medie cilindrate è l’unico segmento in crescita: tutti gli altri, invece, hanno fatto registrare una contrazione. L’aliquota delle auto di piccola cilindrata, cioè fino a 1.200 cc, è scesa dal 25,3% del parco auto circolante del 2013 al 23,4% del 2018, con una contrazione assoluta del 2,3%. Ancor più ridimensionate le vetture facenti parte della fascia di cilindrata medio-alta (da 1.601 a 2.000 cc): durante il periodo considerato, la loro quota è calata dal 23,1% al 20,4%, con una diminuzione in termini di valori assoluti del 6,8%. Soffrono un po’ meno le auto di grossa cilindrata, oltre 2.000 cc, passate da una rappresentanza del 7% del totale circolante nel 2013 al 6,3% del 2018 (-3,6% in valori assoluti).
Si può quindi dire che è in atto un vero e proprio spostamento delle preferenze degli italiani verso il segmento delle vetture medie. Secondo l’Osservatorio Autopromotec, questi dati si spiegano alla luce di due fattori: “Il primo è la ripresa, se pur ancora bassa, dei redditi delle famiglie che ha spinto una parte di queste ad orientare le preferenze di acquisto dalle vetture piccole ed utilitarie verso il segmento delle medie (1.201-1.600 cc). Il secondo fenomeno è il downsizing sulle vetture di medio-alta e grossa cilindrata”, ovvero la tendenza dei costruttori a offrire motori di cubatura più piccola e dotati di turbocompressore, capaci di offrire alti livelli di potenza e un minore impatto ambientale rispetto alla unità di cubatura maggiore.
Senza contare che ci sarebbe un orientamento del mercato a scegliere automobili con potenze e dimensioni più contenute al fine di risparmiare sui costi di gestione e manutenzione. Ciò ha come effetto benefico secondario la riduzione dell’impatto ambientale delle nuove automobili, secondo l’assunto che un minor consumo equivale a un più basso livello di emissioni di anidride carbonica nell’aria.