“Abbiamo espresso a Mattarella lo sconcerto non della Lega, ma di milioni di italiani, di fronte allo spettacolo indecoroso del teatrino della guerra delle poltrone. Speriamo che questo governo non nasca”. All’uscita dalle consultazioni Matteo Salvini attacca l’accordo Pd-M5s, ma il vero obiettivo è puntare sul suo fallimento spingendo sul dissenso tra gli stessi iscritti 5 stelle. Tra il movimento e il Pd resta infatti un ostacolo: il voto sulla piattaforma Rousseau che dovrà sancire l’ok della base al Conte 2 prima del suo insediamento. E così il leader leghista evita di attaccare l’ex alleato, punta tutto sul Pd e sui temi cari alla base pentastellata: cita Etruria, Bibbiano, il G7, Monti ed evita i nodi della giustizia. “Il candidato” alla presidenza del Consiglio, dice senza nominare Conte, “probabilmente lo hanno trovato a Biarritz, su indicazione di Parigi, Berlino e Bruxelles, un Monti bis”, attacca il ministro dell’Interno. Che però tralascia l’endorsement per Conte arrivato dagli Usa da parte del presidente Donald Trump, cui spesso lo stesso Salvini si è richiamato. “Tutta la storia di questi giorni ci sta confermando che non ci avrebbero mai permesso una manovra coraggiosa formata sulla flat tax e questo ci spiega i no di Giuseppe Conte”, dice ancora.
Ma se la frattura con il premier è evidente, non così deve apparire quella con l’ormai ex alleato di governo: “Non mi soffermo sul M5s, che sono abbastanza dibattuti tra loro”, specifica. Piuttosto spara a zero sui democratici: “Dal Pd ci si aspetta di tutto, partito incredibile, ci si aspetta di tutto in nome della poltrona, parlano di discontinuità con lo stesso presidente del Consiglio e gli stessi ministri”. Salvini poi sottolinea come i democratici abbiamo perso tutte le sfide elettorali, facendo un lungo elenco di consultazioni amministrative ed europee: “Dignità vorrebbe che ci fossero elezioni. Chi ha paura non può scappare all’infinito”. Sostiene di aver rimesso i ministeri nelle “mani del popolo italiano”. Eppure i ministri sono tutti al loro posto, perché il mandato va messo in quelle del presidente della Repubblica. “Noi non abbiamo cambiato idea” dice Salvini facendo riferimento al M5s e ai confronti durissimi con il Pd su Bibbiano ed Etruria. E insiste ancora dicendo che quella si va formando non è “una maggioranza”. Perché i due partiti “stanno già litigando al loro interno. Il M5s perde pezzi, il Pd perde pezzi”.
Non per niente Salvini usa sempre il condizionale. “Se nascesse questo governo ognuno si prenderà le responsabilità, di fronte agli italiani, di quello che ha fatto e di quello che non ha fatto”, dice. Il progetto di governo giallorosso dovrà infatti passare l’esame degli attivisti 5 stelle “alla fine del percorso”. Ad annunciarlo ieri era stato lo stesso Luigi Di Maio, capo politico 5 stelle. Proprio il voto, come ricordato in queste ore, “avrà la parola definitiva” e potrebbe ribaltare qualsiasi posizione dei portavoce M5s. Salvini non lo cita mai, ma non ne fa mistero: “Non vinciamo fra due mesi, non abbiamo fretta. Speriamo – continua – che questo governo non nasca, perché nasce dall’odio, dall’esclusione e dalla fame di poltrone, per il bene del paese”.