L'apertura del numero uno emiliano Paolo Calvano, secondo cui l'alleanza a livello nazionale può cambiare lo scenario politico anche in regione. Anche Nicola Zingaretti, nel giorno delle ultime consultazioni al Colle per la nascita di un nuovo governo con Giuseppe Conte premier, aveva posto il tema delle alleanze locali. E martedì il commissario regionale umbro Verini aveva strizzato l'occhio ai pentastellati
Mentre sono in corso le ultime consultazioni al Quirinale, con l’accordo in vista tra Pd e Movimento 5 Stelle per sostenere un Conte 2, si muovono anche le alleanze a livello locale, in particolare nelle regioni dove si voterà nei prossimi mesi. Così dopo l’apertura dei dem per l’appuntamento in Umbria, ecco il caso dell’Emilia-Romagna, dove probabilmente si voterà a gennaio 2020: “È chiaro che l’eventuale partenza di un governo in cui Pd e M5s sono insieme può determinare un cambio dello scenario politico e, quindi, credo che sia sbagliato escludere a priori che possa aprirsi un dialogo tra Pd e M5s sui territori”, ha dichiarato all’AdnKronos il segretario regionale del Pd Paolo Calvano, che apre a un dialogo con i pentastellati in vista delle urne.
Quello delle alleanze a livello regionale è un tema posto anche da Nicola Zingaretti nel suo discorso di mercoledì mattina durante il quale ha chiesto il via libera all’accordo di governo: “Davanti a noi abbiamo elezioni difficili in Regioni diverse. Dobbiamo fare ogni sforzo per costruire in ciascuna di queste realtà l’offerta politica e programmatica più credibile. Anche naturalmente sul versante di alleanze che il nuovo quadro politico potrà favorire, ma che comunque andranno verificate e costruite sempre sul primato di valori e programmi condivisi”, ha ricordato il segretario dem, parlando delle elezioni in Umbria, Calabria, Veneto e Toscana. Oltre, ovviamente, all’Emilia-Romagna, regione guidate dal dem Stefano Bonaccini, ma dove, nelle elezioni del 2014, la Lega aveva sfiorato il 30%.
Sulle dichiarazioni di Calvano ha però già preso posizione il Movimento 5 Stelle, che sembra escludere qualsiasi possibilità di alleanza: “In regione, siamo sempre andati al voto da soli, abbiamo la nostra identità e abbiamo fatto, in questi 5 anni, battaglie anche contro alcune politiche del Pd e dobbiamo continuare a portare avanti i nostri valori”, ha affermato la consigliera regionale del M5S Silvia Piccinini.
“Questa – spiega l’esponente del Movimento 5 Stelle, che non ha ancora presentato un candidato per le regionali – deve invece essere l’occasione per tornare ad investire sul livello locale, dove il Movimento zoppica. Abbiamo le potenzialità per farlo, Salvini ci ha tolto un po’ di fiato, ma è ora di credere in noi stessi e ricominciare a correre”. Diversa invece la situazione a livello nazionale: “A livello nazionale, invece – distingue -, un patto con il Pd è necessario per l’interesse generale, c’è l’aumento dell’Iva da scongiurare, la manovra da presentare. È un momento delicato”.
Nel dibattito si inserisce anche il neo sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri, uomo di punta di Matteo Salvini in Emilia-Romagna e candidato alla guida della Regione nel 2014: “Si parla di tentativi di avvicinamento a livello regionale tra il M5s e il Pd, pur di non far vincere il centrodestra, in Assemblea legislativa, in Regione, ci sono sempre state tante diatribe tra loro ma, con quello che sta capitando a Roma, può succedere di tutto e sinceramente è veramente triste”, ha detto.
“Il Pd è così spaventato di perdere che sta facendo di tutto – aggiunge Fabbri – Potrebbe anche chiedere l’aiuto dei 5 Stelle, spero non si facciano convincere”. E prevede: “Se si alleassero per le regionali, l’elettorato si ribellerà. E poi chi sarà il candidato? Non può essere certo Bonaccini che, comunque, è l’unico che ha un po’ di forza politica. Fino all’altro giorno i pentastellati gli hanno sputato addosso e ora lo candiderebbero?”.