Il segretario democratico ha chiarito che questo nuovo esecutivo non dovrà essere percepito come "una manovra di palazzo". Quindi la "svolta" sarà anche nelle persone e coinvolgerà anche i democratici. Poi l'apertura per le Regionali ad "alleanze che il nuovo quadro politico potrà favorire". Solo ieri il senatore Cerno aveva detto: "Il rinnovamento deve valere per i gialli e per i rossi"
Un governo che sia nuovo, “anche nei profili“. La discontinuità resta la bussola del segretario Pd Nicola Zingaretti nel corso delle trattative con il M5s. Discontinuità rispetto al governo gialloverde, certo, ma che deve valere anche per i nomi che indicherà il Partito democratico. Questo ha chiarito nel corso della direzione di questa mattina che gli ha dato mandato nelle consultazioni a verificare le possibilità di un nuovo governo con Giuseppe Conte premier incaricato. Questo nuovo esecutivo non dovrà essere percepito come “una manovra di palazzo o una staffetta tra i protagonisti”, ha avvertito Zingaretti. Quindi questo sarà il criterio quando si comincerà a trattare sulla squadra dei ministri, insieme a un’altra condizione: “La mediazione tra i reciproci punti di partenza dovrà garantire un pieno riconoscimento della parità di genere“. Dentro al partito sono in tanti a chiedere che il cambio di passo nella scelta dei ministri valga anche per lo stesso Pd: “Deve valere per i gialli e per i rossi”, aveva detto ieri il senatore dem Tommaso Cerno.
“Un governo nuovo, anche nei profili, e una svolta nei contenuti”, è stato il concetto espresso da Zingaretti ai suoi. “Erano e sono condizioni di buon senso, fosse solo per convincere una maggioranza degli italiani”. Quindi la parità di genere è un’altra delle condizioni da cui chiede di partire: “Per noi questa è la modalità unica – la sola possibile – se vogliamo garantire all’Italia una condizione di stabilità e tre anni di un governo che sia davvero – non a parole – per la legislatura”. Proprio il tema della discontinuità nel Partito democratico, è uno dei temi sollevati in questi giorni di trattative. Già secondo le prime indiscrezioni, la regola interna che era stata stabilita a livello ufficioso era proprio che restassero fuori gli esponenti di governi precedenti, quindi dell’esecutivo Renzi, ma anche di quello Gentiloni.
In linea con quanto detto da Zingaretti si è espresso anche Matteo Renzi. “Questo governo nasce sulla base di una emergenza: evitare che le tasse salgano e che l’Italia vada in recessione. È un atto di servizio al Paese, innanzitutto”, scrive l’ex premier su Facebook. “Per questo invito tutti a mettere da parte le ambizioni personali e dare una mano per il bene comune”, ha detto l’ex premier.
Rimane, nella formazione della squadra, il nodo della composizione e del ruolo di vicepremier. Zingaretti ha ribadito, sempre nel corso del suo discorso alla direzione, che lo schema di “un premier arbitro e due forze che sommano i rispettivi programmi e valori” non può è essere replicato: “È stato un errore”. “Un solo governo e una vera squadra messa in grado almeno di tentare, proporre alcuni elementi di una visione condivisa di futuro”, è la ricetta proposta dal segretario. In modo che “dietro il governo e la squadra”, nel Parlamento e nel Paese possa nascere “una maggioranza che abbia la forza di accompagnare le politiche”.
Per la prima volta, infine, Zingaretti ha posto ufficialmente il tema delle alleanze alle prossime elezioni locali: “Davanti a noi abbiamo elezioni difficili in Regioni diverse”, ha ricordato Zingaretti. Ci sono l’Umbria, poi Calabria, Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna. “Dobbiamo fare ogni sforzo per costruire in ciascuna di queste realtà l’offerta politica e programmatica più credibile. Anche naturalmente sul versante di alleanze che il nuovo quadro politico potrà favorire, ma che comunque andranno verificate e costruite sempre sul primato di valori e programmi condivisi”, ha detto Zingaretti.