Diritti

Iran, essere donne qui non è facile. Così l’Italia risponde alla repressione

Il tema dei diritti delle donne in Iran è sicuramente un argomento che ultimamente ritroviamo al centro di accesi dibattiti e di giudizi estremamente contrastanti. Essere donne in Iran non è facile e questa estate 2019 lo è stato ancor meno. Malgrado le continue pressioni internazionali e la possibile escalation in Medioriente, tema affrontato anche nel recente G7 in Francia, le autorità iraniane continuano la consueta repressione nei confronti della popolazione e maggiormente verso le donne. Dalla Rivoluzione Islamica del 1979 ai giorni nostri, le donne sono state soggette a varie restrizioni. Nascere donna in Iran oggi significa dover dimostrare di saper fare il proprio lavoro una, due, tre, volte di più rispetto a quello di un uomo.

In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad arresti arbitrari nel paese, spesso nei confronti di donne di doppia nazionalità, accusate di mettere a rischio la sicurezza nazionale; abbiamo inoltre visto confessioni forzate sulla tv di Stato, e assistiamo ogni giorno a condanne verso quelle donne che hanno protestato nei confronti del velo obbligatorio. A questo clima di “oppressione” e “repressione” l’Italia risponde con la nuova campagna internazionale “Woman’s Freedom in Iran”, a favore della libertà delle donne iraniane.

L’iniziativa nasce dall’associazione Mete Onlus, presieduta dall’advocacy Giorgia Butera – impegnata nell’alto tema dei diritti umani internazionali, nella mediazione socioculturale tra i popoli e nell’affermazione dei principi civili, democratici e liberali – che questa volta ha deciso di impegnarsi in una campagna per la giustizia a tutela della libertà di ogni donna iraniana. Saranno diverse le azioni condotte, utili alla diffusione della conoscenza e alla necessità ineludibile di far valere, da parte delle donne, la propria giustizia sociale in un Paese dove la negazione dei diritti umani è di enorme rilevanza.

“Per noi – mi spiega Giorgia Butera – è importante svolgere azioni capillari, intervenendo in più contesti, ed è per questo che abbiamo già avviato diversi rapporti istituzionali anche a livello internazionale. L’idea di sostenere le donne iraniane nasce in seguito a una lettera ricevuta dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza Ufficio IX – su indicazione della Presidenza della Repubblica Italiana, rispondendo a una mia comunicazione relativa alla grave situazione riguardante l’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh. Abbiamo ritenuto naturale proseguire il nostro interesse e sostenere la libertà di queste donne. Tra gli altri, è previsto il coinvolgimento del mondo sportivo – conclude la presidentessa – ricordando che alle donne in Iran è negato l’accesso negli stadi”.

Mete Onlus inoltre ha già fatto richiesta al sindaco di Palermo, il professor Leoluca Orlando, e all’assessore alle Culture del Comune di Palermo, il dottor Adham Darawsha, perché venga conferita la cittadinanza onoraria a Nasrin Sotoudeh, l’avvocatessa condannata a 35 anni di carcere e 148 frustate solo per aver difeso le donne che avevano protestato per il velo obbligatorio. La campagna avrà come partner l’avvocato Francesco Leone, presidente dell’associazione Giuristi Siciliani, da anni a fianco di Mete Onlus per le diverse battaglie portate avanti.

L’avvocato, che ha deciso di intensificare il suo impegno proponendosi come promotore e legal advisor dell’intero progetto, afferma: “L’impegno, congiunto con la presidentessa Butera, per il conferimento della cittadinanza onoraria a Nasrin è solo una delle tappe di questa ambiziosa lotta di civiltà che vede la mia collega iraniana come paradigma significativo fra tanti altri più silenziosi, ma non meno importanti. A partire da qui, per dare visibilità a chi non ne ha, per difendere la democrazia e l’uguaglianza sociale darò anche vita a una fondazione, che oltre la burocrazia possa davvero aiutare chi ne ha più bisogno”.

L’associazione Mete Onlus, che da anni promuove la cultura di pace, la tutela dei diritti umani, il rispetto e la dignità della persona, da tempo è stata ammessa all’Unar – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica.

La presidentessa Giorgia Butera ha inoltre già promosso iniziative di grande successo come la campagna internazionale del 2014 “Sono bambina, non una sposa” e nel 2016 “Stop sexual tourism” intervenendo più volte alle sessioni del consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite (Ginevra). Il manifesto della campagna, realizzato dalla web grafica Rosanna La Malfa, mostra una donna iraniana con l’hijab dal colore rosso, perché rosso è il colore del melograno, uno dei simboli più significativi dell’Iran, ma anche della disobbedienza, dell’amore e del coraggio.

Sin dall’inizio del suo impegno, Mete Onlus ha sostenuto la Donna nella libertà della propria esistenza, partendo già dal diritto alla nascita (ricordiamo il crimine dell’aborto selettivo). Ancora oggi in alcune zone del mondo si registra una forte ristrettezza culturale, e questo colloca la donna in una condizione subalterna all’interno della società. In Iran essere donne e vivere liberamente è spesso davvero difficile se non complesso, ma certamente “Woman’s Freedom in Iran” sarà di grande aiuto per quel processo di emancipazione che una parte di donne iraniane auspica ormai da troppo tempo.