La vicenda è iniziata addirittura nel 1964, quando il ministero dei Lavori pubblici affidò senza gara la ricostruzione di Ancona alla Adriatica Costruzioni. Ventotto anni dopo, a lavori non ancora finiti, le concessioni furono annullate e il governo stabilì che avrebbe pagato solo le opere concluse. L'azienda chiese un indennizzo e partirono i ricorsi
La Corte d’Appello di Roma ha dato ragione all’Avvocatura dello Stato, che agiva per conto del ministero delle Infrastrutture, contro il costruttore marchigiano Longarini. La sentenza del 26 luglio scorso, fa sapere il Mit, consente di recuperare al bilancio dello Stato circa 800 milioni in precedenza pignorati dall’imprenditore in forza di lodi arbitrali che ora vengono riconosciuti come nulli. Si chiude così una vicenda annosa iniziata addirittura nel 1964, quando l’allora ministero dei Lavori pubblici affidò senza gara la ricostruzione di Ancona alla Adriatica Costruzioni di Longarini. Ventotto anni dopo, a lavori non ancora finiti, le concessioni furono annullate e il governo stabilì che avrebbe pagato solo le opere concluse. Longarini chiese un indennizzo e partirono i ricorsi.
Nel dicembre 2015 la Cassazione ha accolto il ricorso dell’Avvocatura cancellato l’indennizzo da 1,5 miliardi accordato grazie ad un arbitrato presso la Corte di appello di Roma sottoscritto quando il ministro delle Infrastrutture era Antonio Di Pietro. Longarini non si è arreso e ha presentato ulteriore ricorso, respinto dalla Suprema Corte nel luglio 2017. Nel frattempo l’imprenditore aveva però ottenuto il pignoramento sui conti del ministero delle Infrastrutture, ora revocato.
Longarini nel 2003 è stato condannato in via definitiva per corruzione, truffa e falso in atto pubblico in relazione alle opere per la ricostruzione di Macerata, un affare da 20 miliardi di lire.