Attualità

Milano, apre il primo bar robotico d’Italia: i drink li prepara un androide. E in Centrale c’è il cat café, dove vige la “legge felina”

di Simona Griggio

Scena numero uno: su una terrazza con vista vertiginosa sulle guglie del Duomo il barman sceglie le dosi dalle bottiglie, prende il ghiaccio, shakera, aggiunge il limone e versa il cocktail nel bicchiere. È un vero professionista e non sbaglia un colpo. Non va in ferie, non fa giorni di malattia, non si assenta per la pausa caffè, non si lamenta mai per il superlavoro. Ha due braccia e dita di metallo, non è umano: è un androide, istruito e programmato per affrontare ogni passaggio dell’arte del bere.

Scena numero due. Dietro una vetrina nella zona della stazione Centrale un gatto si gode la pennica tutto acciambellato in un contenitore tondo. È godurioso e appagato e ci mancherebbe. È lui il padrone e il dominatore della casa, è lui insieme ai suoi simili a dettar legge in questo bar dove sono gli avventori a dover sottostare alle leggi feline, ricevendone in cambio il piacere della loro compagnia. È così che le proposte più alla moda per godersi un aperitivo (o un brunch, perché no?) a Milano si biforcano ai due estremi. Hi tech sorprendente, dove dietro al bancone c’è una macchina che sembra uscita da un film di Star Trek. Piacevolezza super naturale, con gli animali che scorrazzano tra i tavoli, giocano, danno spettacolo e ci riconnettono con senso più profondo al regno animale.

Rewind. Il nuovo The View di Makr Shakr Rooftop ha aperto i battenti nel pieno centro della città il 26 luglio riproponendo una formula che ha appena debuttato anche a Los Angeles e a Londra. Si accede dall’ingresso di via Silvio Pellico 2, si sale al quinto piano con un ascensore tutto trasparente, si approda a questa terrazza con vista mozzafiato: “Fino a due anni fa era tutto chiuso, inutilizzato. Un peccato”. Difficile negare che l’altra attrazione sia lui: il sistema robotico voluto e progettato dall’ingegnere e architetto Carlo Ratti, professore e direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston sin dal 2014. L’ordinazione si fa attraverso una app da scaricare sul cellulare all’ingresso: si può scegliere uno dei tanti standard, ma anche personalizzare gli ingredienti. Parte l’ordinazione: una dopo l’altra, le due braccia meccaniche mixano e shackerano, al ritmo di 80 cocktail all’ora. Un ritmo insostenibile anche per il più coriaceo barman in carne e ossa. Parte dello spettacolo, e dell’attrazione, è proprio seguire i movimenti di questi due artigli che si muovono in perfetta sequenza per poi riempire il bicchiere, pronto per essere servito al tavolo. Un piccolo show apprezzato anche dai turisti. Tutto in autonomia? La mano umana c’è sempre, tanto che in questa fase c’è un ingegnere, appartato in un tavolo con tablet davanti, a controllare che tutto fili liscio.

Qual è il contraltare a questo tripudio di tecnologia quasi cyberpunk? Bere e mangiare mentre un micio ti sgattaiola tra le gambe o si accoccola accanto per farsi accarezzare e giocare. Certo, all’estero ci si è sbizzarriti anche con altre specie, se si pensa che a Seul i compagni di consumazione sono cani, a Taipei gli alpaca e le pecore, a Tokio i pappagalli e a Yohohama in Giappone persino serpenti e altri rettili, si spera non velenosi. Ma dal Giappone arriva anche la più rassicurante moda del bar con i gatti. Proprio da un viaggio in oriente, a cui sono seguiti Parigi e Londra, nasce la prima esperienza milanese, il Crazy Cat Cafè in via Torriani. Bissata, più di recente, dall’apertura del Catmint Cafè in via Poggi, altra zona della città: a riprova del successo della formula. Apprezzata anche a Torino, Roma, Napoli, Palermo.

Alba ha 32 anni ed è una dei soci del Crazy. Si fanno colazioni, aperitivi e brunch, si organizzano incontri con gli esperti di comportamento felino. È come una casa, un salotto familiare un po’ English, dove senza elementi pacchiani tutto è dedicato al benessere del micio o ispirato a lui: trespoli, giochini sparsi, tazze a forma di gatto e nessun bancone, perché i clienti si godano un tè o un caffè accarezzando i felini. Loro ricambiano, perché sono curiosi e hanno bisogno di condividere e scoprire.

La colonia oggi conta nove mici, tutti sanissimi e seguitissimi – c’è pure il gatto celiaco che mangia solo crocchette di chinoa – trovatelli provenienti dalle associazioni che gestiscono i gattini. Per loro c’è uno spazio interno segreto: tutto loro. Poi, attraverso una porticina, decidono liberamente se andare a trovare i clienti nello spazio del locale per giocare, conoscere o farsi coccolare, oppure starsene fra loro in santa pace. Le regole sono precise: mai accarezzare un gatto che dorme. Il loro sonno è sacro. Mai dar loro da mangiare cibo per umani. Bisogna farsene una ragione: è casa loro, i clienti sono solo ospiti.

E poi eventi di musica acustica e tombole con le Drag Queen. In questo caso gli ospiti passano in secondo piano. Protagonisti sono i gatti. Entrano nelle custodie degli strumenti, esplorano, provano a suonare la chitarra, giocano con le palline delle tombole, le rubano facendo perdere il filo anche alla più lucida delle Queen. Sono a casa loro e decidono loro quando fare le fusa e quando divertirsi.

Milano, apre il primo bar robotico d’Italia: i drink li prepara un androide. E in Centrale c’è il cat café, dove vige la “legge felina”
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