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Pastore 49enne muore in solitudine mentre accudisce il suo gregge

Mihail Fotache come ogni mattina era partito da rifugio Ciriè, a 1800 metri, per raggiungere quasi quota 3000metri. Doveva badare ai due pastori maremmani e far pascolare il gregge di pecore di proprietà un’azienda di Cuneo

di Kevin Ben Alì Zinati

I suoi pastori maremmani a giragli attorno, quasi a proteggerlo, intorno le maestose rocce delle Lance dell’Uja di Ciamarella, sopra il cielo della val d’Ala. Così il soccorso alpino ha ritrovato il cadavere di Mihail Fotache, il pastore romeno di 49 anni che da sabato risultava disperso nella zona del Pian della Mussa, nel torinese. Mihail come ogni mattina era partito da rifugio Ciriè, a 1800 metri, per raggiungere quasi quota 3000metri. Doveva badare ai due pastori maremmani e far pascolare il gregge di pecore di proprietà un’azienda di Cuneo. Erano anni che batteva quei sentieri, saliva mulattiere e sfidava pioggia, freddo e vento e, ormai quelle erano diventate le sue montagne.

Qualcosa però nella giornata di sabato va storto. Nessuno lo vede rientrare alla sua roulotte di fortuna rimediata al Piano della Mussa, nel comune di Balme. All’improvviso poi, un brutto presagio: uno dei due cani che lo accompagnano nelle sue giornate di lavoro e fatica è tornato da solo. Subito il soccorso alpino del Piemonte e i vigili del fuoco iniziano le azioni di ricerca e recupero, dopo qualche ora entra in azione anche l’elicottero, così da battere e controllare un’area maggiore. Dopo una ricerca e disperata, il corpo di Mihail viene ritrovato nella zona delle Lance di Ciamarella, intorno a 2800 metri di altitudine. I carabinieri ipotizzano che il gregge si sarebbe avvicinato troppo alle Lance dell’Uja di Ciamarella, un luogo molto pericoloso dal quale tutti i residenti di Balme gli avevano consigliato di stare alla larga. Qui Mihail avrebbe perso l’equilibrio cercando di tenere lontano gli animali da eventuali pericoli, oppure la nebbia potrebbe avergli oscurato la visuale sul sentiero, oppure ancora un colpo di vento forte l’avrebbe scaraventato a terra. Non ci sono certezze, fatto sta che Mihail è precipitato nel vuoto per oltre 100 metri, nel suo ultimo viaggio tra le montagne della Val d’Ala.

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