Più flessibilità da chiedere alla nuova Commissione europea per “rafforzare la coesione sociale” con investimenti pubblici in ottica green. Poi il via libera al salario minimo e alla web tax, una nuova legge sul conflitto di interessi, la riforma dei meccanismi di elezione del Csm, una revisione dei decreti sicurezza per andare incontro alle osservazioni arrivate dal Quirinale, il taglio dei parlamentari “nel primo calendario utile della Camera” ma con la revisione della legge elettorale per ”garantire il pluralismo politico e territoriale”. Infine il progetto dell’acqua pubblica, la revisione delle concessioni per tutelare le infrastrutture dello Stato. Sono, secondo Il Sole 24 Ore, le “linee programmatiche” concordate da M5s e Pd e messe nero su bianco in un documento di due pagine da consegnare a Giuseppe Conte nella veste di premier incaricato.

Il quotidiano di Confindustria spiega che il testo è snello perché toccherà poi all’avvocato approfondire quelle linee e riempirle di contenuti. Ma la spina dorsale del programma è definita. E ricalca di fatto gran parte dei dieci impegni che Luigi Di Maio e i capigruppo pentastellati hanno sottoposto al capo dello Stato (mancano la riforma del sistema bancario e della Rai) e i cinque punti di principio messi sul tavolo dal segretario Pd Nicola Zingaretti. Nel frattempo comunque il capo politico del M5s ha ascoltato i parlamentari capigruppo nelle commissioni e le loro richieste di aggiornamento sui temi di confronto e sarebbe emersa l’esigenza di ricalibrare i punti di programma: la lista potrebbe quindi contenere nuovi spunti e Di Maio ha chiesto ai parlamentari di fare un ultimo screening prima di portare il progetto di programma al tavolo del premier incaricato.

Nelle due pagine di cui dà conto Il Sole c’è il via libera a proseguire l’iter del Ddl costituzionale sul taglio dei parlamentari alla Camera, dopo l’ok del Senato arrivato a luglio, ma modificando contestualmente la legge elettorale per incrementare le garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica garantendo il pluralismo politico e territoriale. Sì anche all’autonomia differenziata, ma “temperata da un fondo di perequazione“. Si parla poi di una nuova legge sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione che contrasti le pratiche di clandestinità. Oltre a fare pressione in Europa per una revisione del trattato di Dublino, l’intenzione è quella di correggere i decreti sicurezza usando come stella polare i rilievi del capo dello Stato Sergio Mattarella. Che ha espresso perplessità sia sull’ammenda fino a 1 milione di euro per chi salva i migranti sia sull’inapplicabilità della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” a chi si rende colpevole di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e oltraggio a pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni.

In agenda anche la riforma della giustizia, una nuova legge sul conflitto di interessi e una riforma del servizio idrico che partirà dal ddl della deputata pentastellata Daga ma con probabili correttivi visto che i dem l’avevano definita “legge demagogica, che non tiene per niente conto delle esigenze di stabilità e rilancio degli investimenti“. Tra i punti programmatici compare anche la “revisione” delle concessioni, senza riferimenti all’eventuale revoca ai concessionari attuali. “Una revisione delle concessioni pubbliche, non solo quella di Autostrade, ci trova perfettamente d’accordo”, ha confermato giovedì mattina Graziano Delrio parlando con i giornalisti in Transatlantico. “Non c’è alcuna timidezza su questo. L’obiettivo è una maggiore protezione dei beni pubblici”.

Sul fronte delle misure economiche, i due partiti hanno concordato sulla necessità di rilanciare gli investimenti – a partire da un nuovo piano anti dissesto e aiuti alla riconversione delle imprese in direzione di una maggiore sostenibilità – e chiedere più margini di flessibilità per rafforzare la coesione sociale, contando su una maggiore apertura da parte della nuova Commissione. Probabile dunque che buona parte degli interventi della prossima manovra, che non includeranno ovviamente la flat tax cara alla Lega, sia finanziata in deficit. Al primo posto resta la necessità di evitare gli aumenti automatici di Iva e accise da 23 miliardi. Giocano a favore del nuovo governo i risparmi sui fondi stanziati per reddito di cittadinanza e quota 100 e le minori uscite per interessi sul debito, che riducono il deficit/pil tendenziale a un livello molto più basso rispetto al 2,1% preventivato: secondo Il Sole si attesterà all’1,6% o “anche meno se i mini rendimenti dei Btp si consolidano”.

Per quanto riguarda il lavoro, in agenda c’è il salario minimo già al centro di due ddl firmati dal Movimento 5 Stelle e dal Pd. Lo scorso aprile, dopo la vittoria di Zingaretti alle primarie, i dem hanno modificato la propria proposta sostituendo quella originaria, che ignorava il ruolo dei sindacati, con un testo senza numeri che chiede l’applicazione a tutti i lavoratori dei compensi tabellari previsti dai Contratti collettivi nazionali firmati solo dai sindacati più rappresentativi. Rappresentatività che andrà misurata da un’apposita commissione da istituire presso il Cnel. Il ddl del M5s dal canto suo punta dichiaratamente a sostenere la contrattazione collettiva e non sostituirla: prevede un minimo di 9 euro lordi ma specifica che in prima battuta occorre far riferimento al contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro più rappresentative sul piano nazionale.

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