Nel provvedimento ci sono elementi accolti positivamente dalle organizzazioni, ma permangono anche "forti perplessità" sulla stabilizzazione dei docenti e sugli investimenti
Nei giorni che seguono la crisi nel governo Lega-M5s e durante le consultazioni per formare il prossimo esecutivo giallorosso, è stato pubblicato il 28 agosto in Gazzetta ufficiale il nuovo decreto legislativo sull’inclusione scolastica che riguarda in particolare gli alunni disabili. Il testo, che entrerà in vigore solo il 12 settembre, va ad aggiornare il decreto legislativo n.66 del 13 aprile 2017, derivante dalla delega contenuta nella Buona Scuola. Si tratta di un impegno messo nero su bianco, ultimo lascito del primo governo di Giuseppe Conte, atteso dai 245mila studenti con disabilità e dalle loro famiglie, oltre che dai 141mila docenti di sostegno presenti nelle scuole italiane. A poche ore dalla pubblicazione del decreto, però, le associazioni sono preoccupate per l’instabilità politica che potrebbe frenare l’approvazione dei decreti attuativi: “La pubblicazione del decreto correttivo della norma sull’inclusione scolastica rappresenta un importante traguardo, ma è anche un punto di partenza che impone volontà politica e accelerazione. Per la sua piena applicazione sono necessari i decreti attuativi la cui approvazione, per i noti fatti politici di questi giorni, ha subito un grave rallentamento”, dice a Ilfattoquotidiano.it Vincenzo Falabella, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish).
Nel provvedimento ci sono elementi accolti positivamente dalle organizzazioni dei disabili, come ad esempio la rinnovata normativa sull’assegnazione delle ore di sostegno che verranno stabilite in coordinamento tra la famiglia, i docenti, il dirigente scolastico e il Gruppo territoriale per l’inclusione (Git) che rappresenta una delle novità più importanti del decreto, ma ancora tutta da formalizzare nella sua composizione e competenze. A livello nazionale sarebbero circa 450 gli insegnanti assegnati a questa speciale commissione di valutazione.
Nel testo è stato inserito anche un nuovo Piano didattico individualizzato che ha l’obiettivo di valorizzare al meglio le caratteristiche e le capacità di ogni singolo alunno disabile. Il problema più rilevante però, sostiene Ernesto Ciracì, presidente del Movimento insegnanti di sostegno specializzati (MiSos), è quello della continuità didattica non garantita, della mancata eliminazione delle cattedre in deroga e la necessaria stabilizzazione di tutti i docenti specializzati precari. “Leggendo il nuovo decreto vedo poche luci e molte ombre – sostiene Ciracì – È senz’altro positiva l’introduzione dell’approccio bio-psico-sociale contenuto nell’Icf (Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute) sviluppata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e recepita dal provvedimento. Ma ancora vediamo confusione sulle modalità effettive di assegnazione delle ore di sostegno, fermo restando che anche con la creazione dei Git e dando maggiore voce in capitolo alle famiglie, le decisioni finali rimarranno sempre in ultima istanza di competenza del Miur, in accordo con il Mef per questioni di bilancio. Il rischio concreto è di vedere di nuovo moltissime famiglie fare ricorsi al Tar”.
Il presidente di MiSos esprime “forti perplessità” sul miglioramento della situazione, per una scuola davvero inclusiva per tutti. “L’anno scorso c’erano quasi 57mila cattedre in deroga, quindi supplenze, e quest’anno aumenteranno superando quota 60mila, condannando ancora una volta migliaia di docenti specializzati al precariato perenne, con enorme danno per gli alunni. Francamente adesso non vedo grandi differenze rispetto ai precedenti provvedimenti legislativi in materia”. Il decreto quindi non può tranquillizzare i docenti sul sostegno? “Abbiamo lavorato molto come MiSos per garantire una piena continuità didattica sin dal 2017 e per la stabilizzazione degli incarichi dei professori. Qui invece mancano ancora tutti i decreti attuativi, le linee guida e i regolamenti da seguire. Non c’è inoltre traccia di nuove risorse economiche sul sostegno e nuovamente verranno colpiti gli studenti disabili e gli insegnanti specializzati precari”.
Quello che viene a mancare, dicono, sono gli investimenti. “Il nuovo decreto non impatta direttamente e in modo significativo sull’imminente avvio dell’anno scolastico. Non ci saranno grandi differenze rispetto al 2018-2019 – afferma il numero uno della Fish – Speriamo che quest’anno scolastico, grazie a nuove risorse che però non sono menzionate nel decreto sull’inclusione, inizi davvero lo stesso giorno anche per gli alunni con disabilità e quindi siano operativi da subito tutti i servizi e i sostegni necessari per la frequenza e per l’inclusione”.
Il che significa: il sostegno, il supporto all’educazione e alla comunicazione, l’assistenza igienica e materiale, il trasporto. Fish, come lo scorso anno, assicura che monitorerà e raccoglierà disagi, lacune e ritardi. La Federazione sa cosa chiedere al governo: “La proposta è una sola. Una sola perché essenziale e prioritaria: operi da subito per l’elaborazione e la pubblicazione dei decreti attuativi della norma appena pubblicata. Ritardi ed esitazioni rischiano di posporne l’effettiva entrata in vigore di un ulteriore anno scolastico. Questi interventi sono attesi da migliaia di alunni e alunne, dalle loro famiglie e anche dalle scuole, con i loro dirigenti e i loro operatori”, conclude Falabella.