Per la giustizia italiana l’eccidio di Padule di Fucecchio – dove nell’agosto del 1944 una divisione nazista uccise 174 civili, in gran parte donne, anziani e bambini – ha dei responsabili. Ma quasi nessuno ha scontato la pena: la Germania infatti non ha mai reso esecutive le condanne, a partire da quella dall’ex sergente Robert Johann Riss, condannato all’ergastolo per la strage. Eppure Berlino, a distanza di 75 anni, ha deciso di sostenere le spese per il restauro del monumento che ricorda le vittime. Soldi che superstiti e familiari hanno rifiutato. “La giustizia tedesca – dicono – avrebbe potuto fare tre cose nei confronti dei criminali condannati: estradarli in Italia perché scontino la pena, far loro scontare la pena in Germania; processarli per conto proprio. Non ne ha fatta neanche una. Semplicemente ha reso impuniti i criminali nazisti processati in Italia e condannati all’ergastolo”.
La presa di posizione è arrivata nei giorni del 75° anniversario dell’eccidio, avvenuto il 23 agosto: in una lettera il comitato dei superstiti e dei familiari ha scritto ai sindaci dei Comuni della zona dove si svolse la rappresaglia nazista per esprimere “dissenso”. A sostenere le spese per il restauro del monumento che ricorda le vittime è stato, nello specifico, il “Fondo per il futuro Italo Tedesco” dell’ambasciata di Berlino in Italia, che ha finanziato nell’area del Padule opere per 86.000 euro. Di questi 7.000 sono andati per il monumento dove domenica 1 settembre si terrà la cerimonia. Per i firmatari ad occuparsi della manutenzione del monumento non poteva essere la Germania, che si è sempre rifiutata di dare esecuzione alle condanne dei colpevoli di quella strage, ma dovrebbe essere l’Italia: “La manutenzione – scrivono – doveva essere sostenuta dalla nostra comunità quale tributo alle persone morte e ai sopravvissuti che hanno sofferto tutta la vita per le violenze subite”.
C’è un altro aspetto che portano alla luce i firmatari, quello dei risarcimenti per le vittime delle strage: “La Germania si rifiuta di risarcire i familiari delle vittime di stragi o di atti di violenza nazista”, affermano. Ma uno dei sindaci della zona, Lisa Amidei di Larciano, in provincia di Pistoia, spiega che “l’aspetto dei risarcimenti viaggia su un altro piano rispetto a quello del restauro del monumento e il nostro compito è tramandare una testimonianza e mantenere i luoghi che ne sono simbolo. Non è una questione di soldi ma, anzi, così abbiamo impegnato lo stato tedesco nel riconoscimento di quanto è stato fatto”. Trai contrari anche un superstite, Lido Lazzerini, figlio di una vittima, che ha firmato il documento mandato alle autorità locali: “Siamo rimasti senza le case, ridotti a vivere nella miseria e nelle più grandi privazioni – ricorda – La nostra vita è stata stravolta per sempre dalle violenze. Nonostante le sentenze, non è stato ancora possibile avere giustizia per quei tragici fatti”.