L’approccio è stato di quelli da dimenticare, le speranze restano però lì intatte. Lo richiede la caratura dell’impegno e gli anni di assenza dalla più importante competizione internazionale. L’Italbasket è pronta all’esordio ai Mondiali in Cina e a 48 ore dalla palla a due con le Filippine, che metterà fine a 13 anni di digiuno degli azzurri nella corsa per stabilire chi è il migliore a far canestro, il ct Meo Sacchetti ha deciso quali saranno i dodici che proveranno a farsi largo tra Nazionali più quotate, con maggiore esperienza, chili e centimetri. In una parola, più forti.
Gli ultimi due tagli – dopo l’esclusione del miglior italiano dello scorso campionato, Riccardo Moraschini, e la polemica per la rinuncia a Pietro Aradori – sono Giampaolo Ricci e Brian Sacchetti, ovvero un suo giocatore a Cremona e il figlio. Come a fugare ogni dubbio – semmai ce ne fosse stato bisogno, ma così vanno le cose ai tempi dei social… – sulle accuse di privilegi riservati a qualcuno piovute sull’allenatore azzurro negli scorsi giorni. Nella sporca dozzina ci sono gli ‘americani’ Marco Belinelli e Danilo Gallinari, l’ex Nba Luigi Datome alle prese con un lento recupero fisico, Daniel Hackett al quale saranno affidate le sorti della costruzione del gioco offensivo e Alessandro Gentile. Oltre al manipolo di coloro che hanno costruito la qualificazione, ma hanno stentato nelle settimane di preparazione: i playmaker Luca Vitali e Ariel Filloy, la guardia Amedeo Della Valle, reduce da una stagione interlocutoria a Milano, il suo compagno di squadra Jeff Brooks, Awudu Abass, e i due pivot Paul Biligha e Amedeo Tessitori.
Proprio le prestazioni degli ultimi due avranno un peso specifico altissimo, unici ‘lunghi’ di una squadra che manca di impatto vicino al canestro. Le possibili difficoltà sono tutte nei numeri, non solo dei centimetri (200 il primo, 208 il secondo). Biligha viene da una stagione a Venezia in cui ha giocato 11 minuti in media e non ha praticamente mai messo piede in campo nei playoff scudetto vinti dalla sua squadra, Tessitori è reduce dalla promozione in A con Treviso e non è tra i protagonisti della massima serie dal 2016. L’assenza di Nicolò Melli, neo Nba con i Pelicans fermato da un infortunio, complica i piani.
Una mano agli azzurri era arrivata mesi fa dall’urna. Il girone è tutto fuorché proibitivo. Dopo il battesimo contro le Filippine, il 31 agosto alle 13.30, l’Italia è attesa dal faccia a faccia con l’Angola il 2 settembre alle 9.30 prima di chiudere gli impegni certi contro la Serbia mercoledì 4 all’ora di pranzo. I vice-campioni del mondo – nel 2014 si arresero solo agli Stati Uniti – saranno il primo vero test per comprendere se l’Italia potrà sperare in qualcosa in più di una qualificazione alla seconda fase a gironi, alla quale accedono le prime due degli 8 raggruppamenti. Tradotto: puntare alla qualificazione al torneo pre-olimpico, obiettivo dichiarato dagli organi federali.
Il minimo sindacale richiesto è lasciarsi alle spalle Filippine e Angola, il resto è tutto da scrivere. La Nazionale balcanica appare infatti inarrivabile: è la più quotata del lotto e ha tra le sue fila Boban Marjanovic, la pertica del torneo con i suoi 222 centimetri che innalzano la media (205,3) della squadra più lunga volata in Cina. La squadra di Sacchetti ci proverà dopo aver collezionato 6 sconfitte consecutive di avvicinamento ai Mondiali, tra corpo a corpo tirati come quelli proprio contro la Serbia e la Francia, e blackout inspiegabili, ad esempio contro la Nuova Zelanda. L’azzurro arrivato in Cina è sbiadito, Sacchetti deve trovare il modo di rinforzarlo in pochi giorni dopo non aver trovato le alchimie giuste in quattro settimane di preparazione.