Nell'ordinanza di dissequestro firmata dal gip di Agrigento, Stefano Zammuto, si legge che lo Stato che viene per primo contattato dall'imbarcazione che ha effettuato il salvataggio è obbligato a fornire un Pos (Place of safety). Cosa che non è successa con il Dipartimento per le libertà e civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno nel caso della nave della ong spagnola
Spetta al primo Paese contattato dalle persone “in pericolo in mare” il coordinamento delle operazioni di salvataggio. E se il ministero, nel caso specifico della Open Arms si tratta del ministero dell’Interno, non assegna il Pos (Place of safety) alla nave che ha effettuato il soccorso, si configura il reato di omissione di atti d’ufficio. Nel caso della Open Arms, è ipotizzabile anche il reato concorrente di “sequestro di persona”. A scriverlo è il gip di Agrigento, Stefano Zammuto, nell’ordinanza con cui ieri ha ordinato il dissequestro dell’imbarcazione della ong spagnola.
Nel testo si legge che l’obbligo di salvataggio delle vite in mare “costituisce un dovere degli Stati e prevale sulle norme e sugli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali in materia cui l’Italia ha aderito costituiscono infatti un limite alla potestà legislativa dello Stato ai sensi degli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione e non possono pertanto costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’autorità politica”.
Toccava quindi all’Italia coordinare il salvataggio effettuato dalla Open Arms e al Dipartimento per le libertà e civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno l’assegnazione del Pos.
In merito alla mancata assegnazione, per Zammuto “sussiste pertanto il fumus” dell’omissione di atti d’ufficio. “Questo – spiega – perché i pubblici ufficiali competenti (in corso di individuazione da parte del pm) hanno dato luogo, a fronte di una situazione di fatto connotata da eccezionale urgenza di intervento (con pericolo imminente per l’incolumità e la salute dei migranti trasportati, molti dei quali gettatisi disperatamente in mare per raggiungere le coste di Lampedusa) ad una condotta omissiva consistita nella mancata assegnazione del Pos”.
Contestando solo l’omissione di atti d’ufficio, conclude il giudice, il pm “ha colto solo una parte della vicenda umana e giuridica di cui si discute”. Il rifiuto di atti d’ufficio, sottolinea, “ha comportato, almeno dal 14 agosto, l’illecita e consapevole privazione della libertà personale dei migranti soccorsi, costretti a bordo per un apprezzabile lasso di tempo contro la loro volontà”. C’è quindi il reato concorrente di sequestro di persona, “in analogia alla vicenda Diciotti”. Per questo reato, però, aggiunge, “non è possibile disporre la convalida perché non è stato contestato dal pm”.
Per questo, nella giornata di giovedì, Matteo Salvini aveva annunciato sui suoi canali social che era in corso un’indagine nei suoi confronti: “Porti chiusi a scafisti e ong, in arrivo un’altra indagine contro di me per sequestro di persona per il caso Open Arms. Nessun problema, nessun dubbio, nessuna paura. Difendere i confini e la sicurezza dell’Italia per me è stato, è e sarà sempre un orgoglio!”.
“Il Gip di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il dissequestro della nostra imbarcazione”, hanno invece esultato i componenti dell’equipaggio della Open Arms. Il sequestro era stato richiesto dal Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, “dopo che le persone a bordo della nostra nave, tutte in condizioni fisiche e psicologiche precarie, erano state costrette ad attendere 19 giorni prima di poter ottenere un porto di sbarco”, ricorda inoltre la ong. “Riteniamo questo provvedimento di estrema importanza, in esso infatti è ribadita, ancora una volta, la necessità del rispetto delle Convenzioni internazionali e del Diritto del mare, nonché la tutela della vita e della dignità delle persone in condizioni di fragilità – concludono gli operatori in una nota – Come abbiamo sempre ribadito, abbiamo operato e continueremo ad operare nel rispetto del diritto e della legge, certi che questo momento buio della nostra storia verrà superato e che gli Stati europei torneranno nuovamente a tutelare la vita di donne, uomini e bambini e a rispettare le Costituzioni che sono alla base delle nostre democrazie”.
La nave, libera di tornare in mare dopo il dissequestro disposto dal gip, è stata comunque trattenuta nello scalo di Porto Empedocle perché sottoposta a fermo amministrativo il 22 agosto scorso. In quell’occasione sono emersi una serie di gravi anomalie relative alla sicurezza della navigazione, al rispetto della normativa in materia di tutela dell’ambiente marino, al training e alla familiarizzazione dell’equipaggio con le procedure di emergenza previste a bordo. Fino a quando queste anomalie non verranno eliminate, la nave della ong spagnola non potrà salpare.