I beneficiari dovranno firmare il Patto per il lavoro con l’obiettivo di trovare una nuova occupazione ma anche per non perdere il beneficio. Inizia anche il lavoro dei navigator che forniranno assistenza tecnica ai Cpi. Il via a settembre è dovuto ai ritardi provocati dalle difficoltà nel trovare un accordo con le Regioni
Da lunedì scatterà la fase due prevista dal reddito di cittadinanza, la misura bandiera del M5s: 704.595 beneficiari saranno convocati dai centri per l’impiego, con l’obiettivo di trovare una nuova occupazione. I beneficiari dovranno firmare il Patto per il lavoro per cominciare la ricerca ma anche per non perdere l’assegno stesso. Come previsto dalla legge, saranno chiamati non soltanto gli intestatari del reddito ma anche i componenti del nucleo familiare maggiorenni che non sono occupati e che non frequentano un corso di studi. Sono esclusi invece i beneficiari della pensione di cittadinanza, i beneficiari di età pari o superiore a 65 anni, nonché i componenti con disabilità (fatta salva la volontaria adesione a un percorso personalizzato). Possono essere esonerati invece al momento della convocazione coloro che hanno figli con meno di 3 anni o componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti. Ma anche i frequentanti di corsi di formazione e gli occupati a basso reddito. Per alcune famiglie in particolari situazioni di disagio è possibile attivare invece il Patto per l’inclusione sociale.
La convocazione nei Cpi comincia in ritardo: il ‘decretone’ prevede infatti che la sottoscrizione del Patto per il lavoro avvenga entro un mese dal riconoscimento del reddito. Per i primi beneficiari sono passati in realtà già 5 mesi. Il ritardo è dovuto soprattutto alle difficoltà nel trovare un accordo con le Regioni sulla questione dei navigator: l’intesa è arrivata solamente a fine giugno. La partenza della fase due sarà infatti anche l’occasione per l’avvio, dopo la formazione in aula, del training on the job per i navigator contrattualizzati da Anpal Servizi “proprio – sottolinea l’Agenzia – per fornire assistenza tecnica ai Centri per l’impiego nell’ambito del Patto per il lavoro”. Dei 2.980 selezionati, circa 2.400 hanno firmato il contratto triennale. La Campania (dove sono stati reclutati 471 navigator) è l’unica regione che non ha ancora firmato la convenzione con Anpal Servizi, per decisione del governatore Pd Vincenzo De Luca.
I beneficiari che soddisfano i requisiti, devono sottoscrivere il Patto per il lavoro per continuare a ottenere il beneficio. Il percorso comincia dall’identikit e dal percorso personale: i dati anagrafici, il periodo di disoccupazione, gli impieghi e le esperienze passate e, soprattutto, le competenze. Secondo i dati del ministero del Lavoro, pubblicati sul sito dell’Anpal Servizi, la gran parte dei soggetti da avviare al lavoro risiede nelle principali regioni del sud Italia: circa il 65% di questi beneficiari, infatti, proviene da Campania (178.370), Sicilia (162.518), Calabria (64.057) e Puglia (50.904).
Dunque, una volta definito il Patto per il lavoro, il beneficiario dovrà rispettare gli impegni, in primis quello di accettare almeno una delle tre offerte di lavoro “congrue” che si prevede vengano avanzate. Offerte che, in sostanza, saranno così articolate: nell’arco dei primi 12 mesi di fruizione del Reddito, la prima offerta sarà congrua se entro i 100 chilometri di distanza dalla residenza (o comunque raggiungibile con un massimo di 100 minuti con i mezzi pubblici), la seconda entro i 250 chilometri e la terza si allarga sull’intero territorio italiano. Dopo 12 mesi anche la prima offerta rientra nei 250 chilometri. Se non se ne accetta alcuna, si perde il reddito di cittadinanza.