E non c’è che dire, per gli appassionati della serie firmata Sky, HBO, Canal +, e che vede protagonista quel Lenny Belardo (Jude Law) che a fine prima stagione finiva orizzontalmente disteso in coma su un letto, si tratta di un ulteriore tuffo nel puro minimalismo sorrentiniano e nella sua dolente anima pop
Dice che per lui girare per il cinema o per la televisione non fa differenza. Eccolo, Paolo Sorrentino al Lido di Venezia per presentare due episodi della seconda stagione della “sua” serie tv The New Pope. Due episodi scelti accuratamente, il secondo e il settimo tra i nove, con tanto di riassunto della prima stagione ad inizio proiezione e altra sintesi degli episodi tra il 3 e il 6 prima di vedere il settimo. E non c’è che dire, per gli appassionati della serie firmata Sky, HBO, Canal +, e che vede protagonista quel Lenny Belardo (Jude Law) che a fine prima stagione finiva orizzontalmente disteso in coma su un letto, si tratta di un ulteriore tuffo nel puro minimalismo sorrentiniano e nella sua dolente anima pop: dialoghi infarciti di massime, movimenti di macchina esplorativi, recitazione sospesa sul solenne precipizio della megalomania, apparato scenografico e fotografico magniloquente.
Tanto che in alcuni momenti ti sembra di essere tra le trame de Il Divo, in altri nella summa estetica de La grande bellezza. Solo che in questa serie si è un po’ come nel Grand Hotel di Goulding: c’è gente che viene e gente che va. Ad esempio il nuovo pontefice, un John Malkovich sintesi leziosa della sua ascetica recitazione: dandy in abiti, portamento e dizione; declamazione delle battute quasi sillabate; matita attorno agli occhi come il Sean Penn di This Must the place. Nell’episodio due, infatti, un nutrito gruppetto di cardinali ed eminenze vaticane accorre in un immenso villone di campagna inglese al cospetto di John Brannox (Malkovich), un aristocratico porporato che converte anglicani, che veste in abiti borghesi e assiste di straforo a un conclamato topos sorrentiniano: madre e padre vecchissimi incantati sul nulla con tanto di mascherina dell’ossigeno sul viso e infermiera a fianco. L’impresa del cardinal Voiello (Silvio Orlando, l’unico attore a non esagerare mai nel rendere solenne il suo personaggio) nel fare Brannox papa alla prima votazione e con il nome di Giovanni Paolo III pare giunta a buon fine. Anche se poi, quando salteremo al settimo episodio, il povero Voiello sparirà e verrà sostituito da un segretario di stato gay (il bravo Marcello Lombardi).
Dicevamo di chi va e chi viene. Ma c’è anche chi resuscita. Ovvero: pensavate che Jude Law abbandonasse la serie così su un letto di dolore, muto e con un’altra mascherina dell’ossigeno in faccia? Tra l’altro i titoli di testa del settimo episodio sono proprio la sequenza vista nel trailer che ha iniziato a girare in rete tempo fa: Pio XIII in costume da bagno bianco succinto attorniato da signorine e signore che sfila su una evidente battigia gelida. Il vecchio papa, insomma, sembra anche in vena di miracoli. Sorrentino al cubo, insomma. Con una Cecile de France che si masturba con lo smartphone illuminato (pagare royalties a Carlo Verdone) e le solite massime di nonne e zie nei dialoghi: “Tutti siamo attesi prima o poi”. “Non è bello fumare?”, “No, non è bello, è giusto”.
Se poi ci aggiungiamo che c’è pure una carrellata in una stanza di Brannox (uno che disquisisce di fede, golf, Montale, Holderlin e donne) e sullo sfondo ci sono broccati, una chitarra elettrica e un pallone, The New Pope ha tutte le potenzialità per strapiacere ai sorrentiniani puri e infastidire a morte i detrattori.
P.s. dalle solite mosce conferenze stampe del Festival di Venezia traiamo un ulteriore massima elaborata da Sorrentino. A chi gli chiedeva perché ha girato il settimo episodio a Venezia, soprattutto in piazza San Marco di notte, ha risposto: “La vita è breve e bisogna stare solo nei posti belli”.