Nonostante gli oltre 120 gol nel nostro campionato, l'attaccante argentino dell'Inter era diventato ormai un lusso che nessuna squadra poteva più permettersi dopo gli sviluppi della rottura con l'Inter. Parigi potrebbe essere il palcoscenico giusto per rilanciarsi nel calcio giocato
La Juve e l’Inter già prime, testa a testa a punteggio pieno insieme al Torino, il Milan e la Roma alle prese con i loro problemi, la Lazio bella e sprecona nel derby, l’Atalanta un po’ in rodaggio. La Serie A arriva alla tradizionale sosta di settembre con i primi verdetti inattendibili da calcio d’agosto e un ultimo giorno di mercato che, più che alle squadre, serviva solo a un giocatore: Mauro Icardi. E la follia di tenere il calciomercato aperto a campionato iniziato almeno a questo è stato utile: la telenovela sta finendo, con l’attaccante argentino che si trasferirà al Paris Saint-Germain in prestito con diritto di riscatto (per un valore totale fra i 60 e i 70 milioni).
Ora che siamo arrivati all’epilogo della storia, inutile ripercorrerne le tappe e riaprire il dibattito su chi avesse torto o ragione. Si dice che l’Inter abbia gestito male la vicenda, mettendosi nella posizione scomoda di chi deve vendere a tutti i costi, probabilmente per certi versi è anche vero. Di sicuro la società ci perderà qualche decina di milioni, nella migliore delle ipotesi del riscatto da parte del Psg (i 60-70 milioni totali sono comunque molto inferiori alla cifra che il giocatore valeva solo pochi mesi fa). Ma per Marotta evidentemente era più importante lanciare un segnale all’ambiente, anche a costo di rimetterci qualcosa, e tutto sommato la soluzione estera è il male minore.
Anche al calciatore non è andata malissimo: ha dovuto cedere nel braccio di ferro, ma ha trovato un top club europeo e adesso potrà tornare a giocare. Lontano dall’Italia, però. Ed è questo il punto di tutta questa storia che si è trascinata per mesi: con il suo atteggiamento, l’arrocco contro l’addio, le dichiarazioni sempre ambigue della moglie-agente-showgirl Wanda Nara, la causa intentata alla sua squadra, Icardi ha fatto in modo di non essere più un calciatore, o almeno di non essere più considerato come tale.
Icardi va al Psg perché il centravanti più forte della Serie A in Italia non serviva più a nessuno. Sembra un po’ paradosso per un attaccante che ha segnato oltre 120 gol nel nostro campionato: a chi non farebbe comodo un giocatore del genere? Ma di questo al massimo si tratta ormai: un lusso, qualcosa che nessuno vuole o può permettersi. Sicuramente non l’Inter che l’ha messo alla porta mesi fa per le note questioni di spogliatoio e comunque vada non lo riaccoglierà più. Figuriamoci la Roma, per cui l’acquisto dell’argentino poteva rappresentare un’occasione comunque troppo costosa: perché imbarcarsi in quest’impresa quando si ha a disposizione uno Dzeko del genere. Ma nemmeno la Juventus, che dopo un mercato un po’ confusionario nelle prime due giornate si è accorta che il partner ideale per Cristiano Ronaldo poteva avercelo già in casa, visto che Higuain è stato bollato un po’ troppo presto come finito e col suo maestro Sarri può tornare ai suoi livelli migliori. Restava giusto il Napoli, a cui forse davvero un grande numero nove avrebbe permesso di fare il salto di qualità definitivo, ma il presidente De Laurentiis alla fine si è stufato di aspettare, e ormai è arrivato Llorente.
È come se in tutti questi mesi Icardi fosse rimasto intrappolato nella sua stessa telenovela: non era più un calciatore ma un personaggio da soap opera. Per un’estate intera non si è parlato d’altro che di lui, ma adesso che il campionato è ricominciato sono bastate un paio di giornate di gol, pallone ed emozioni vere sul campo per dimenticarselo. Perché alla fine quello che conta per davvero è sempre il calcio giocato. Sarà questa la sfida di Icardi al Psg: tornare a farne parte.