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Saeid Mollaei, il judoka disobbedisce a Teheran: “Ora ho paura di tornare in Iran”

Il regime avrebbe chiesto all'atleta della nazionale di ritirarsi dal campionato mondiale in Giappone per evitare l'incontro con un atleta israeliano. E' la storia, raccontata dalla Bbc, dell'atleta della nazionale di judo iraniana, fuggito in Germania dove ha chiesto asilo politico. Una versione smentita da Teheran, che accusa la Federazione internazionale di "interferenze e provocazioni"

Il regime gli avrebbe chiesto di ritirarsi dal campionato mondiale in Giappone per evitare l’incontro con un atleta israeliano. E’ la storia, raccontata dalla Bbc, di Saeid Mollaei, atleta della nazionale di judo iraniana, fuggito in Germania dove ha chiesto asilo politico. Una versione smentita da Teheran, che accusa la Federazione internazionale di “interferenze e provocazioni”.

La vicenda, racconta l’emittente pubblica britannica, inizia il 28 agosto. Agli ottavi di finale, il judoka iraniano deve sfidare il campione olimpico, il russo Khasan Khalmurzaev. Ma pochi minuti prima di salire sul tatami, il suo allenatore iraniano riceve una telefonata. E’ il vice ministro dello Sport di Teheran, Davar Zani, che dà l’ordine di ritirare Mollaei dalla competizione per evitare un possibile incontro nei turni successivi con Sagi Muki, l’israeliano diventato poi campione del mondo. Anche se non esiste una legge, le autorità iraniane vietano ai loro atleti gli incontri con gli israeliani.

La richiesta, riporta la Bbc, era accompagnata da una duplice minaccia: a Mollaei e alla sua famiglia. A quel punto il judoka, in lacrime una volta venuto a conoscenza della telefonata, si trova a dover prendere la decisione più importante della sua vita. Obbedire e tornare nel suo Paese o rischiare tutto e lottare per difendere la sua dignità.

“Potevo diventare campione, mi ero allenato duramente”, spiega poi Mollaei, che sceglie di salire sul tatami e di sfidare il campione russo, eliminandolo. Mollaei vince anche il turno successivo contro il canadese Antoine Valois-Fortier, medaglia di bronzo alle Olimpiadi. La corsa verso l’oro del judoka iraniana si ferma alle semifinali con il belga Mathias Casse.Ma prima aveva ricevuto altre pressioni, tra cui la visita di una delegazione dell’ambasciata iraniana in Giappone con un “messaggio intimidatorio” e, appena prima della semifinale, un’altra telefonata, stavolta dal presidente del comitato olimpico iraniano, Reza Salehi, che gli spiegava come uomini della sicurezza fossero nella casa dei genitori.

Ora Mollaei, che ha raggiunto Berlino grazie all’aiuto del presidente della Federazione internazionale di Judo (Ijf), Marius Vizer, dice di avere paura di possibili conseguenze per la sua decisione. “Anche se le autorità del mio Paese mi hanno detto che posso tornare indietro senza problemi, ho paura. – ha dichiarato all’ufficio stampa della Ijf – Ho paura di quello che potrebbe capitare a me e alla mia famiglia”. La Federazione, ha sostenuto Vizer, intende far disputare a Mollaei le Olimpiadi di Tokyo nel 2020 con la squadra olimpica dei rifugiati.

L’Iran, da parte sua, nega di aver minacciato il campione di judo Saeid Mollaei e accusa Vizer di “interferenze e provocazioni” nel caso dell’atleta, che ha chiesto asilo politico in Germania. “Il presidente della Federazione internazionale di judo, in base a uno scenario precostituito, ha creato una circostanza spaventosa e stressante per un atleta iraniano e lo ha convinto che una volta tornato in Iran avrebbe avuto problemi”, ha scritto il presidente del Comitato olimpico di Teheran, Reza Salehi Amiri, in una lettera di protesta al Comitato olimpico internazionale. “Ho assicurato personalmente in un messaggio a Mollaei che non ci sarà alcuna minaccia nei confronti suoi o della sua famiglia e che verrà accolto in Iran come un campione”, ha aggiunto il dirigente della Repubblica islamica.