Un romanzo di formazione per raccontare le gesta del giovane Enrico V. Neppure William Shakespeare si era spinto a tanto, ma certamente ai suoi tempi non era stato neppure formulato il concetto di Bildungsroman. Così David Michôd, regista australiano dal buon pedigree autoriale (Animal Kingdom, The Rover) insieme alla star sua connazionale Joel Edgerton hanno pensato di scrivere The King, una sintesi fra Shakespeare e il war movie per tutti con il placet di Netflix, che dal 1° novembre programmerà il film.
La Mostra veneziana l’ha posto giustamente fuori concorso, ma l’opera è tutt’altro che indegna di stare al Lido, con una solida scrittura, una confezione seducente e un suo cast che urla a un tappeto rosso sold out, con Timothée Chalamet in testa nei panni del giovane Henry “Hal” V, la sua fidanzata nella vita Lily-Rose Depp (Caterina di Valois), Joel Edegerton (Sir John Falstaff) e Robert Pattinson quale Delfino di Francia, che tuttavia non ha sfilato.
Al centro è proprio il cammino formativo di Hal che, primogenito di un morente Enrico IV, non ne condivide la politica aggressiva e guerrafondaia e sceglie di vivere tra locande e bordelli. Alla morte del sovrano e del fratello minore Thomas – in verità designato a ereditare il trono dal padre – il ragazzo si assume la responsabilità regale diventando Enrico V (casata Lancaster) e facendosi affiancare dal fidato Sir John Falstaff per ogni strategia.
Ciò che stupisce è la giovane età degli attori scelti da protagonisti, specie il sovrano, sovvertendo l’abitudine a veder questi personaggi calcare palcoscenici scespiriani dentro ai corpi di attori maturi ed esperti. Ma qui sta la principale novità, che poi corrisponde al vero della Storia ma anche di Shakespeare. “Enrico V era un ragazzo quando salì al trono, così come la sua sposa Caterina era una teenager. Il problema è che noi siamo abituati ad attoroni perché sono gli unici capaci ad interpretare la complessità di Shakespeare”, dichiara un entusiasta Timothée Chalamet che ammette di non aver “mai lavorato in un progetto del genere, mi sono messo a seguire passo passo i consigli di David e Joel perché posso solo imparare grazie a loro”.
Il dibattito sulla “giovane età” si sposta su un piano universale rispetto all’assunzione e gestione del potere: “A quei tempi era normale che ragazzi come me, come Lily-Rose, detenessero le sorti di una nazione, decidendo il buono e cattivo tempo dei popoli che governavano. Senza dimenticare che nessuno poteva scegliere, era il diritto di sangue a scegliere per te”.
In tal senso, The King può esser letto come film sul potere rivolto alle giovani generazioni, laddove non è percepita la necessità dello spargimento di sangue, della guerra a tutti i costi per conquistare la pace (uno dei temi portanti del testo). È ovvio il concetto di “ricerca della pace” sia un argomento che profumi di contemporaneità, o almeno successivo alle due guerre mondiali, ma è plausibile risieda nelle gesta di uno dei più saggi sovrani inglesi del tardo Medio Evo. “La conquista della pace è una sfida anche oggi, e noi siamo pronti a combattere per raggiungerla” asserisce il 23enne franco-newyorkese che, anche a questo giro, ha fatto mostra del suo bilinguismo recitando anche in francese con la “sweet heart” (suo pari, lei di notissimo padre americano e altrettanto famosa madre francese, Vanessa Paradis) Lily-Rose Depp nella scena di regal fidanzamento. In sala grande Timothée è stato applaudito anche dal suo mentore Luca Guadagnino, al Lido per premiare Julie Andrews.