Il governo conservatore di Boris Johnson ha perso la maggioranza assoluta numerica che lo sosteneva alla Camera dei Comuni. La coalizione Tory-Dup, la cui maggioranza si era ridotta nei mesi scorsi a un solo seggio, è stata infatti abbandonata dall’ex sottosegretario Philip Lee, un oppositore della Brexit, che è passato al gruppo di opposizione dei Liberaldemocratici. Lo ha annunciato la leader LibDem, Jo Swinson. e confermato lo stesso Lee su Twitter: “Dopo molta riflessione, ho raggiunto la conclusione che non è più possibile servire nei migliori interessi” dei miei elettori “come membro conservatore del Parlamento”. Il cambiamento non comporta comunque l’automatica caduta del governo, salvo un voto di sfiducia dell’aula.
La decisione di Lee arriva in una giornata delicatissima per il Regno Unito. Questa sera alla Camera dei Comuni, che riapre oggi per una settimana prima della nuova chiusura imposta da Johnson fino al 14 ottobre, si gioca una partita decisiva per le sorti del governo e della sua strategia per la Brexit. Nel primo statement dopo la pausa estiva il premier ha sfidato i membri del Parlamento ribadendo di volere “attuare la Brexit il 31 ottobre”, contestando la legge anti-no deal che gli oppositori intendono presentare oggi come un simbolo “della resa di Jeremy Corbyn” di fronte a Bruxelles e avverte che non l’accetterà “mai”. Johnson ripete di non essere disposto a chiedere alcun ulteriore rinvio all’Ue e sostiene che l’eventuale approvazione del testo anti-no deal “distruggerebbe” ogni tentativo di riaprire il negoziato sul backstop con i 27.
Sarà però solo intorno alle 20.30 (ora italiana) che la giornata entrerà nel vivo. E’ infatti previsto che il deputato conservatore ‘ribelle’, Oliver Letwin, sottoponga allo speaker dei Comuni John Bercow la richiesta per uno ‘Standing Order 24’, vale a dire un dibattito di emergenza, sulla ‘no deal Brexit’. Il via libera di Bercow è scontato, dato che lo speaker ha definito un “oltraggio alla Costituzione” la decisione del premier di chiudere il Parlamento.
Subito dopo la decisione di Bercow, dovrebbe prendere il via il dibattito, nel corso del quale verrebbe presentato il Benn Bill, la proposta di legge messa a punto dal laburista Hilary Benn, sostenuta dalle opposizioni e da una nutrita pattuglia di conservatori ribelli, per scongiurare il ‘no deal’. Il provvedimento stabilisce che, a meno che non venga raggiunto un accordo con la Ue o che il Parlamento britannico sia riuscito a votare entro il 19 ottobre una legge che impedisca l’opzione ‘no deal’, il governo chieda a Bruxelles un’estensione dell’articolo 50, rinviando la Brexit al 31 gennaio 2020.
Il voto sulla mozione, potrebbe avvenire intorno alle 23 (ora italiana). Tenendo conto dei voti dei ‘remainer’, i deputati conservatori che si sono ribellati alla strategia negoziale di Johnson, il governo non dispone dei voti necessari a respingere la mozione. Con il governo in minoranza, un esito previsto da Johnson, il premier potrebbe chiedere un voto per decidere di andare subito ad elezioni anticipate, per impedire al Parlamento di fermare l’opzione ‘no deal’. Ma le opposizioni sembrano essere concordi nel rifiutare questa ipotesi. Il voto anticipato verrà concesso solamente dopo l’approvazione del Benn Bill.