I ricercatori italiani spiccano anche stavolta nella classifica dei finanziamenti dell’Erc, il Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) che nel suo ultimo bando ha stanziato 621 milioni per aiutare le carriere di 408 giovani ricercatori. In tutto gli italiani sono 37 – il terzo gruppo più numeroso dopo i tedeschi (72) e i francesi (38) – ma soltanto 18 lavorano in 13 istituzioni italiane. La proporzione degli italiani destinatari dei finanziamenti conferma il trend degli anni scorsi: nel 2018 gli italiani erano secondi per il numero di borse di ricerca, ma 2 su 3 lavoravano all’estero. Ed eravamo secondi – dietro ai tedeschi – anche nel 2016, quando i fondi Erc erano stati al centro della polemica politica. L’ex ministra dell’Istruzione Stefania Giannini aveva infatti esultato su facebook per la premiazione di 30 ricercatori italiani, dimenticando però di dire che 17 fossero cervelli in fuga. E che quindi quei fondi che avevano vinto confluissero all’estero. Un post che aveva scatenato la reazione di tanti expat impegnati nella ricerca. Tra loro anche Roberta D’Alessandro, 42 anni, direttrice del dipartimento di Lingua e cultura italiana di Leiden che alla ministra aveva ricordato come all’estero, a differenza di quanto accade in Italia, “ci danno i posti migliori, ci prendono sul serio”. I fondi Erc vengono distribuiti ai vincitori dell’Erc Starting Grant competition che fa parte del programma di ricerca e innovazione dell’Ue, Horizon 2020. L’obiettivo è consentire ai ricercatori di costruire i propri gruppi per poter condurre le loro ricerche innovative. “L’ambizioso finanziamento aiuterà i singoli scienziati e studiosi a costruire i propri team e condurre ricerche pionieristiche in tutte le discipline”, si legge in una nota dell’Erc.
I vincitori in Italia – Tra i vincitori, di 51 nazionalità, ci sono 37 italiani con una leggera prevalenza di uomini anche se – come mostrano le tabelle diffuse dall’Erc – la maggior parte dei cervelli ‘tricolori’ porteranno avanti il proprio progetto all’estero. L’Italia figura comunque come Paese ospite di 18 progetti, e fra i nomi dei ricercatori che ci lavoreranno compaiono diversi scienziati stranieri. Con quattro progetti finanziati, l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) è al primo posto fra gli enti italiani che si sono aggiudicati i fondi. A proporre i progetti sono: Francesco Di Stasio, genovese, rientrato dalla Spagna per sviluppare componenti destinati ai computer del futuro; la tedesca Ilka Kriegel, che lavora a un nuovo materiale per rendere più efficiente l’accumulo di energia solare; l’iraniano Arash Ajoudani, che studia le interazioni tra uomo e robot nelle fabbriche; Velia Siciliano dell’Iit di Napoli, che sta lavorando a tecniche per rendere più efficiente l’immunoterapia contro i tumori modificando geneticamente le cellule T del sistema immunitario.
Studia le cellule immunitarie anche Giulia Pasqual, dell’università di Padova e originaria di Jesolo (Venezia), che ne studia la comunicazione per sviluppare nuove terapie contro tumori e malattie infiammatorie e autoimmunitarie. Il franco-italiano Jean Michel Cioni, dell’Irccs San Raffaele di Milano, cerca nelle cellule nervose la chiave per comprendere meglio le malattie neurodegenerative. “Rispetto alla dimensione delle proteine e delle molecole che le fanno funzionare, la cellula è enorme, come una grande città”, osserva Cioni, e per comprenderne il funzionamento è “fondamentale capire come fanno le molecole a trovarsi al posto giusto e al momento giusto”. Le tecnologie per ridurre il carbonio nelle fonti di energia (decarbonizzazione) sono l’obiettivo delle ricerche di Elena Verdolini, che lavora presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), l’università di Brescia e lo European Institute on Economics and the Environment (Eiee). Nel complesso, le strutture italiane che hanno ricevuto fondi sono 13: l’Istituto italiano di tecnologia (sede, appunto, di 4 progetti), l’ospedale San Raffaele di Milano (1), le università Cattolica (1), Bocconi di Milano (2), Federico II di Napoli (2), di Genova (1), Ferrara (1), Padova (1), Pavia (1) e Trento (1), il Politecnico di Milano (1) e quello di Torino (1), il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (1).
I finanziamenti e il record delle nazionalità – In generale le ricerche finanziate dall’Erc saranno condotte in 24 paesi, con Germania, Regno Unito e Paesi Bassi che ospitano il maggior numero di progetti, rispettivamente 73, 64 e 53. Su un totale di 3.106 progetti proposti, ha avuto successo il 13,1% e si stima che i fondi messi in campo contribuiranno a creare circa 2.500 posti di lavoro. I progetti che hanno ottenuto un grant spaziano dal settore delle scienze fisiche/ingegneria (178), alle scienze della vita (115), a quelle sociali e umane (115). Il record sta nella nazionalità dei 408 ricercatori, che arrivano da ben 51 Paesi, da Taiwan a Cuba, e circa 20 si trasferiranno in Europa. Questo, secondo il presidente del Consiglio europeo della ricerca Jean-Pierre Bourguignon, “ci ricorda che la scienza non conosce confini e che il talento si trova ovunque. È essenziale che, per il suo futuro sviluppo di successo, l’Unione europea continui ad attrarre e sostenere ricercatori eccellenti da tutto il mondo. All’Erc siamo orgogliosi di contribuire a questo obiettivo sostenendo alcuni dei più audaci talenti scientifici”.
Molto vari anche i campi di studio dei vincitori, quasi tutti impegnati in ricerche di frontiera, da come il cibo presente nelle foreste potrebbe fornire una soluzione alla fame nel mondo; a come le aziende high tech vendono i loro prodotti e cercano la fiducia dei consumatori, fino ai cambiamenti climatici e livello degli oceani. “I ricercatori hanno bisogno di libertà e sostegno per seguire la loro curiosità scientifica se vogliamo trovare le risposte alle sfide più difficili della nostra epoca e del nostro futuro”, ha osservato Carlos Moedas, commissario europeo per la Ricerca, la scienza e l’innovazione. “Questa – ha aggiunto – è la forza dei finanziamenti che l’Ue offre attraverso il Consiglio europeo della ricerca: un’opportunità per scienziati eccezionali di perseguire le loro idee più audaci”.