La preoccupazione è per “l’indipendenza accademica messa a dura prova da un ministero dell’Istruzione università e ricerca (Miur) in mano alla Lega” e guardando al domani, l’appello è rivolto al presidente incaricato Giuseppe Conte, perché la crisi politica in Italia “non deve avere conseguenze sui finanziamenti alla ricerca“. Così, in un editoriale non firmato del 27 agosto, la rivista Nature chiede al prossimo presidente del Consiglio di non dimenticare la rilevanza della ricerca scientifica e si rivolge anche al presidente della Repubblica Mattarella, che “deve svolgere un ruolo vitale di supporto. Come Capo di Stato – si legge nell’editoriale – non ha una autorità esecutiva, ma ha forte peso morale. Deve usarlo in modo tale che i fondi promessi per la ricerca e l’autonomia accademica siano protetti dal prossimo governo”.

La prestigiosa rivista scientifica internazionale ricorda come “sebbene la spesa italiana in ricerca e sviluppo sia pari circa l’1,3% del suo prodotto interno lordo, ben al di sotto della media Ue del 2%, i suoi risultati in termini di pubblicazioni continuano a migliorare. Tra il 2000 e il 2016, la quota italiana di articoli scientifici pubblicati è passata dal 3,2% al 4%”. E sottolinea che “il governo della coalizione M5S-Lega aveva promesso di riportare i fondi per l’università ai livelli del 2009, ovvero 7,5 miliardi di euro, e aveva anche promesso di aumentare un fondo più piccolo, Foe, che è stato costantemente tagliato dal 2013. Questi incrementi – si legge nell’editoriale -, seppure modesti, avrebbero permesso al sistema della ricerca di andare avanti”. Nature ricorda infine come “sebbene la spesa italiana in ricerca e sviluppo è pari circa l’1,3% del suo prodotto interno lordo, ben al di sotto della media Ue del 2%, i suoi risultati in termini di pubblicazioni continuano a migliorare. Tra il 2000 e il 2016, la quota italiana di articoli scientifici pubblicati è passata dal 3,2% al 4%”.

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