Il presidente francese ha proposto una linea di credito garantita dal petrolio in cambio dello stop di Teheran alla terza fase di disimpegno che minaccia di avviare da venerdì prossimo. Lo riferisce il deputato conservatore Ali Motahari e la notizia è confermata anche dal New York Times. Il ministro degli Esteri Le Drian però avverte: "Tutto questo presuppone che il presidente Trump emetta le esenzioni" dalle sanzioni economiche
L’apertura di una linea di credito da 15 miliardi di dollari per salvare l’accordo sul nucleare. È la proposta che il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto all’Iran in cambio dello stop alla sua terza fase di disimpegno che Teheran minaccia di avviare da venerdì prossimo se i partner europei non offriranno gli incentivi richiesti per compensare le sanzioni americane. La notizia, riferita dal deputato conservatore Ali Motahari, citato dall’agenzia Tasnim, vicina alle Guardie della rivoluzione islamica, è stata riportata anche dal New York Times, citando articoli usciti sulla stampa iraniana e un funzionario statunitense di alto livello. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha confermato una trattativa in corso, ma è rimasto molto cauto: “Ci sono ancora molte cose da risolvere – ha detto ai giornalisti dell’Associazione stampa diplomatica – l’accordo resta molto fragile“.
Oltre alla Francia, anche Germania e Gran Bretagna stanno tentando di salvare l’accordo concluso nel 2015 per limitare il programma nucleare iraniano: un’intesa compromessa dal ritiro unilaterale degli Stati Uniti nel 2018 e il ripristino di sanzioni economiche volute da Donald Trump nei confronti dell’Iran. Una delegazione iraniana si è recata lunedì in Francia per nuovi colloqui focalizzati sugli strumenti di pagamento da impiegare in un’eventuale ripresa delle transazioni europee con Teheran. Ma il buon esito del piano dipenderà da Washington, che dovrà concedere le esenzioni per l’import di greggio dalla Repubblica islamica.
Questo ha sottolineato Le Drian: l’idea è di “scambiare una linea di credito garantita dal petrolio in cambio di, uno, un ritorno al Jcpoa (l’accordo sul programma nucleare iraniano, ndr) e due, la sicurezza nel Golfo e l’apertura di negoziati sulla sicurezza regionale e sul post-2025″, ha spiegato il ministro francese. “Tutto questo presuppone che il presidente Trump emetta le esenzioni”, ha aggiunto. Il governo Macron non ha fornito ulteriori dettagli sui suoi negoziati con gli iraniani, sebbene siano stati oggetto di discussione tra il presidente francese e il presidente Trump al vertice del G7 a Biarritz.
Intanto il presidente iraniano Hassan Rohani in un discorso al Parlamento di Teheran, citato dalla tv di Stato, ha ribadito che i partner europei dell’accordo sul nucleare iraniano finora “non hanno rispettato i propri impegni” dopo il ritiro unilaterale degli Usa e Teheran farà un “terzo passo” verso un disimpegno dall’intesa se “entro giovedì” non otterrà gli incentivi richiesti per compensare le sanzioni americane. “Ciò che chiediamo agli altri Paesi è che continuino a comprare il nostro petrolio. Se entro giovedì questi negoziati non porteranno risultati, annunceremo il terzo passo della riduzione dei nostri impegni”, ha detto il capo del governo della Repubblica islamica.
Le trattative, ha precisato, potranno comunque continuare “anche dopo” questa terza fase. Rohani ha inoltre sottolineato ancora una volta che qualsiasi misura verrà adottata sarà reversibile “in non molto tempo” come quelle precedenti, consistite prima nel superamento delle riserve ammesse di uranio a basso arricchimento e acqua pesante e poi nel ritorno all’arricchimento dell’uranio sopra la soglia consentita del 3,67%. Secondo le ultime rilevazioni note, Teheran sta al momento arricchimento l’uranio al 4,5%.