"Noi non siamo mafiosi, ma siamo fascisti. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre", afferma il braccio destro di Carminati arrestato ieri degli otto camerati citati in uno dei due video pubblicati il 2 settembre su YouTube. L'ultrà della Roma, l'ex Nar infermo di mente, l'estremista di destra suicida in carcere per amore: ecco i loro ritratti
Otto nomi. Seduto nell’angolo di una stanza con un passamontagna calato sul volto e un bastone da passeggio tra le gambe, lo Zoppo li sciorina calmo e orgoglioso. “Siamo i ‘Fascisti di Roma Nord’ – scandisce leggendo un foglio sul quale di distinguono i tratti di un evidenziatore azzurro – Fabio Gaudenzi, Fabrizio Piscitelli, Luca Carroccia, Fabrizio Carroccia, Elio Di Scala, Maurizio Boccacci, Brugia Riccardo e Massimo Carminati”. A parlare è il primo citato nella lista. Vicinissimo al Cecato e condannato nel processo di Mafia Capitale, Gaudenzi torna a far parlare di sé. In due video postati il 2 settembre su YouTube annuncia di essere pronto a consegnarsi “alle forze di polizia” e a parlare del mandate dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, il capo ultrà della Lazio freddato il 7 agosto a Roma. E stila due liste: quella degli “infami” e quella dei camerati: “Noi non siamo mafiosi, ma siamo fascisti. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre”.
Luca Carroccia era “un bravo ragazzo”. “Un bravo ragazzo davvero“, diceva di lui Massimo Carminati in un’intercettazione finita nell’inchiesta sul “mondo di mezzo”. “T’annava a ammazza’, eh…. t’annava ammazza chiunque”, gli faceva eco Riccardo Brugia, che del Cecato era il braccio operativo. Un “bravo ragazzo” dell’estrema destra romana, Carroccia, morto suicida in una cella del carcere di Rebibbia. Aveva presentato la moglie a un compagno di detenzione e quest’ultimo gliel’aveva portata via. Non aveva retto al dolore e alla vergogna, secondo Carminati: “‘Sta cosa l’aveva segnato perché era una cosa pubblica. Capito? Allora devi ave’ pure la forza de… Dici: “Lo sai che c’è a me che me frega di tutti ‘sti pulciari”. Doveva (…) aspettare (per vendicarsi, ndr)”.
Qualche anno prima ad andarsene era stato suo fratello Fabrizio. Allo stadio Olimpico, in Curva Sud, lo conoscevano tutti come “Mortadella“. Un incidente di gioventù gli aveva portato via il dito di una mano e ciò che ne restava somigliava così tanto all’insaccato da fargli guadagnare l’epiteto con cui lo chiamavano i tifosi della Roma, i molti giocatori diventati negli anni suoi amici e gli uomini delle forze dell’ordine che aveva cominciato a frequentare fin dalla metà degli anni ’80 in seguito a scontri tra tifoserie, intimidazioni e minacce. Una carriera costellata da frequentazioni ai massimi livelli del mondo del pallone – da Luciano Moggi a vari capitani della Magica – interrotta solo il 14 febbraio 2011, giorno in cui Mortadella si era spento a 46 anni in seguito a una lunga malattia.
Elio Di Scala, invece, era morto durante una rapina in una banca. Era uno dei cinque membri del commando armato che il 23 giugno 1994 avevano assaltato la filiale della Comit di via Isacco Newton. C’era stata una sparatoria e alla fine a terra erano rimasti in due: una guardia giurata e lui, “Kapplerino”, come lo chiamavano i camerati in omaggio al capo della Gestapo a Roma, tra gli autori del massacro delle Fosse Ardeatine e del rastrellamento del Quadraro. Nel 1981, ancora minorenne, era stato arrestato con l’accusa di aver fatto parte dei Nuclei Armati Rivoluzionari guidati da Giusva Fioravanti e qualche anno dopo condannato ad 8 anni per associazione sovversiva, banda armata, possesso di armi e rapine. Il giorno in cui era rimasto ucciso al Portuense era a piede libero: era stato giudicato incapace di intendere e di volere. Quel giorno con lui c’era anche il 22enne Fabio Gaudenzi.
Oltre a quest’ultimo, Carminati e Brugia tra i sopravvissuti dei “Fascisti di Roma Nord” c’è anche Maurizio Boccacci. Il 30 marzo 2017 era nell’aula bunker di Rebibbia da uomo libero ad assistere alla deposizione del Samurai insieme a tanti protagonisti di quella stagione di “guerra” che quel giorno l’ex Nar aveva definito “non ancora finita”. Capo popolo e organizzatore di manifestazioni in favore della liberazione di Erik Priebke e del diritto del boia delle Fosse Ardeatine a un funerale da uomo comune, Boccacci è il fondatore del gruppo di estrema destra Militia e in passato si è autodefinito così: “Soldato fascista senza compromessi”. Fascista di Roma Nord.