Al punto numero 20 del nuovo testa guida del governo Conte 2 sono espliciti i riferimenti ai "livelli essenziali delle prestazioni" e al "fondo di perequazione" per "garantire a tutti la medesima qualità dei servizi". Il governatore leghista del Veneto si rivolge al nuovo titolare del dicastero per gli Affari regionali che però è sempre stato durissimo sul lavoro portato avanti dal Carroccio: "Spacca il Paese"
L’autonomia che hanno in mente Movimento 5 stelle e Partito democratico sarà diversa da quella che stava cercando di portare avanti la Lega. È già chiaro da quanto scritto nel punto numero 20 dei 29 che compongono il programma del governo Conte 2, con espliciti riferimenti al problema del divario tra Nord e Sud del Paese così come al ruolo “decisivo” che deve avere il Parlamento nel processo di trasferimento delle competenze. “Non cerco la rissa ma non faccio sconti, come non ne ho mai fatti a nessuno”, ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Che forse ricorda anche qual è la posizione sul tema del nuovo ministro per gli Affari regionali, l’esponente pugliese del Pd Francesco Boccia. “Il testo che sta discutendo il governo spacca il Paese perché basa tutto sulla cultura del lavoro-guadagno, pago-pretendo. Se si va avanti così si va verso la disgregazione”, diceva Boccia del progetto elaborato dalla sua predecessora Erika Stefani.
Nel programma giallorosso è chiaramente specificato che devono essere definiti “i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, i fabbisogni standard” e che deve essere istituito in attuazione dell’articolo 119, quinto comma, della Costituzione “un fondo di perequazione” per “garantire a tutti la medesima qualità dei servizi”. “Ciò eviterà che questo legittimo processo riformatore possa contribuire ad aggravare il divario tra il Nord e il Sud del Paese”, scrivono pentastellati e democratici. “Nella ricognizione ponderata delle materie e delle competenze da trasferire e delle conseguenti ricadute che questo trasferimento determina, occorre procedere con la massima attenzione”, prosegue il programma. In questo processo, diventa importante il “ruolo del Parlamento” che deve tornare centrale ed essere coinvolto “anche preventivamente, non solo nella fase legislativa finale di approvazione”. Tutti passaggi del programma M5s-Pd che quanto meno rallentano il percorso verso le autonomie di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, nell’ottica della salvaguardia del “principio di coesione nazionale e di solidarietà” e della tutela “dell’unità giuridica e economica”.
Non delle buonissime notizie per il governatore leghista Zaia, da sommare a quella della nomina di Boccia. “Il tema dell’autonomia regionale differenziata resta per me la priorità, nel rispetto del voto dei cittadini veneti. Su questo, attendo al varco il nuovo ministro, che conosco soltanto di vista: non è mio stile esprimere giudizi sulle persone senza verificare le loro azioni, non cambia nulla che sia meridionale o del Pd”, ha detto Zaia all’AdnKronos. “La nostra posizione è chiara – prosegue il governatore leghista – chiediamo 23 materie, come anche la Lombardia: finiamola con questa manfrina per cui sarebbero troppe, l’autonomia non è stata concessa neanche a chi chiedeva 15 o 12 materie…”. “E non c’entra nulla con la garanzia della coesione nazionale, che non è messa in discussione ed è garantita dalla Costituzione”, sostiene Zaia commentando il passaggio del programma giallorosso.
La crisi di governo è stata aperta da Matteo Salvini poco prima di un possibile sì all’autonomia regionale differenziata, ma per il governatore del Carroccio “dopo 14 mesi Di Maio voleva ripartire da capo!”. “Con il governo Lega-M5s non abbiamo portato a casa nulla, nel senso che abbiamo fatto tutto il lavoro preparatorio ma non siamo arrivati a nessuna conclusione. Ora Boccia si trova davanti un lavoro pressoché concluso, vedremo se farà come al gioco dell’oca iniziando tutto daccapo: avremo modo di capirlo molto presto”, conclude Zaia.
In realtà la sua opinione sul “lavoro pressoché concluso” a cui accenna Zaia, Boccia l’ha espressa più volte, sempre rimanendo molto critico. Il 29 luglio, ad esempio, ha detto: “La proposta della ministra Stefani è quanto di peggio e pasticciato si potesse concepire”. Per poi sottolineare che era stato lo stesso ministero dell’Economia a confermare “l’impossibilità di dare attuazione all’impianto iniziale proposto dalla Stefani perché incoerente sia sui livelli essenziali delle prestazioni (Lep) che sul fondo di perequazione”. Proprio i due punti sottolineati ora nel programma giallorosso. Ancora prima, il 12 luglio ospite a Coffee break su La7, sempre Boccia affermava che “non si può prendere solo una parte della Costituzione e ignorarne altre dello stesso titolo V. Ci sono regioni efficienti al Nord come ce ne sono al Sud ed è diventata stucchevole la favola delle siringhe pagate meno al Nord”. Due mesi fa, in un’intervista del 29 giugno al Quotidiano del Sud, Boccia diceva infine che “Lombardia e Veneto tentano di smontare il Paese”. Stando alle premesse, il suo progetto di autonomia, tracciato dalle linee guida inserite nel programma, non sarà quello in cui sperano Zaia e il suo collega lombardo Attilio Fontana.