L’altro giorno navigando in Internet mi imbatto in una notizia medioevale. Una donna bruciata viva in Colombia. Sì, perché incidentalmente la donna in questione è Karina Garcia, candidata sindaca di Suarez, ma l’orrore sta nel fatto che nel 2019 bruciano vive le persone, come mille anni fa.
Non ci sono mai stato e non conosco la Colombia, perlomeno non più di chi la conosca leggendo, osservando e informandosi. Ma, vivendo in Brasile e avendo visitato altri paesi del continente sudamericano, mi rendo perfettamente conto di una cosa: della sua instabilità. Dai tempi del narcoterrorismo di Pablo Escobar nel secolo scorso, poi dalle Farc, dai tempi del Cile di Pinochet, sembravano cambiate delle cose, ma non è così: è solo apparenza.
Così come sembra che il mondo stia andando malaccio solo quando se ne ricordano i media, mentre le cose sono messe molto male. Risale solo a poco più di un anno fa il barbaro omicidio di Marielle Franco, l’attivista politica brasiliana amata dal popolo. Le violenze inaudite contro gli indigeni sono quotidiane da decenni, da secoli.
Tutti hanno rivolto l’attenzione al Brasile di recente a causa della foresta che brucia, incolpando il presente governo. Ma Jair Bolsonaro è solo un rivelatore, una cartina tornasole di una situazione endemica in Brasile e in tutto il Sudamerica. La presenza di una corruzione dendritica a tutti i livelli, qualsiasi partito sia al potere. L’operazione Lava Jato, la Mani pulite brasiliana, risale ai tempi di Lula e Dilma. Mi fa pena chi crede che possano esistere politici che possano cambiare realmente qualcosa. Poiché gli onesti sono pochissimi, se esistono, e quelli che lo sono si trovano per forza a dover affrontare compromessi in situazioni inestricabili.
Ma il problema è che tutto il continente sudamericano non è che la punta di un iceberg gigantesco, che è tutto il mondo. È di pochi giorni fa la notizia di una ennesima strage negli Stati Uniti, paese nel quale il sogno americano ha ceduto sotto il peso degli obesi cronici oltremisura. Nello Yemen è in corso una strage di bambini, i morti nel Mediterraneo non si contano. Non voglio fare il catastrofista, anzi, direi che quando si è sul fondo non si può fare altro che risalire. Siamo alle soglie di un cambiamento epocale.
In teoria in Europa, sicuramente devastata dal dramma migranti e dalla disoccupazione, sembrerebbe che le cose vadano un po’ meglio. Peccato che quella che sembra educazione in realtà non sia né quello, né acculturamento: bensì addomesticamento. La maggioranza delle persone urbanizzate sono esseri addomesticati a comprare, lavorare, accettare governi, cibi spazzatura, farmaci, ma soprattutto idee. I quali vengono illusi di essere, senza essere assolutamente niente. Permettendo loro di sbraitare, spesso nascosti dai nickname, da dietro una tastiera o davanti a uno schermo contro qualcosa o qualcuno. Sono pochissimi quelli che fanno davvero qualcosa per se stessi in profondità.
Ma voi credete veramente che in un mondo fatto di corruzione, di incompetenti, di partiti corrotti, di narcotrafficanti, di violenza inaudita, di miliardi fatti con la droga e le armi e di masse di poveri a miliardi, di multinazionali senza scrupoli, di banche padrone, di militari tecnologici, di servizi segreti, di bombe atomiche, le persone comuni come noi abbiano un qualche peso con un voto?
È davvero complicato capire che l’unica cosa in assoluto che possiamo fare è cambiare individualmente fino a raggiungere una massa critica che faccia cambiare la vibrazione dell’intero pianeta? Non l’avete capito che l’unica, ma proprio l’unica arma che hanno i non gangster, i non corrotti e i non narcos, è la coscienza?