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Morto Peter Lindbergh, addio al celebre fotografo di moda: aveva 74 anni. I suoi scatti in bianco e nero diventati iconici

Davanti al suo obbiettivo, Kate Moss non era più l’eterna ragazza ribelle degli anni ’90, ma una donna consapevole, con la sigaretta tra le dita e qualche ruga intorno agli occhi. Uma Thurman era spettinata e spontanea, Kate Winslet gli mostrava le mani, dove l’età è impossibile da camuffare

di Beatrice Manca

Le sue immagini in bianco e nero hanno raccontato il mondo della moda negli ultimi trent’anni – l’ascesa delle top model, i calendari Pirelli, i servizi per Vogue – ma Peter Lindbergh, scomparso oggi all’età di 74 anni, è stato molto di più di un fotografo di moda: amava le donne, e amava ritrarle nella loro bellezza naturale, lontane anni luce dall’immaginario artefatto e patinato delle copertine.

Davanti al suo obbiettivo, Kate Moss non era più l’eterna ragazza ribelle degli anni ’90, ma una donna consapevole, con la sigaretta tra le dita e qualche ruga intorno agli occhi. Uma Thurman era spettinata e spontanea, Kate Winslet gli mostrava le mani, dove l’età è impossibile da camuffare. Milla Jovovich era cresciuta davanti alla sua macchina fotografica, ritratta per la prima volta a tredici anni. Nessuna, davanti all’occhio di Lindbergh, aveva paura di essere scomposta, struccata o di sembrare vecchia – il tabù per eccellenza, il male assoluto nel mondo della moda. In un’intervista a Vogue, il fotografo aveva dichiarato: “Le donne sono più aperte, coraggiose, hanno più fegato e si assumono molti più rischi rispetto agli uomini. Io le guardo per quello che realmente sono, forse è questo che le spinge a fidarsi di me”.

Nato come Peter Brodbeck nel 1944 a Lissa, Polonia, scopre la fotografia in Germania, dove lavora come assistente di Hans Lux. Alla fine degli anni ’70, a Parigi, il grande salto nel mondo dorato della moda: scatta per Vogue, per Vanity Fair e Harper’s Bazaar. Mentre i suoi colleghi, in pieno edonismo anni Ottanta, cercano immagini sempre più scintillanti ed opulente, Lindbergh si ispira al cinema ai paesaggi industriali della sua città, al realismo di Dorothea Lange e Walker Evans. Per questo lavora anche per testate come The New Yorker, Rolling Stone e il Wall Street Journal Magazine.

Il bianco e nero diventa la sua cifra distintiva, così come l’autenticità dei ritratti, degli sguardi, dei volti: i suoi sembrano scatti da backstage, più che da copertina. Anche nei tre calendari Pirelli che ha l’onore (e l’onere) di firmare, cerca immagini autentiche, vive. Diceva di avere sempre in mente le sue compagne di scuola: jeans maglietta e scarpe da ginnastica. Donne concrete, con storie da raccontare. Lavora con le modelle più celebri e più richieste: Christy Turlington, Naomi Campbell, Monica Bellucci, Linda Evangelista, Eva Herzigova, Cindy Crawford, Stephanie Seymour, Isabella Rossellini. Anche di fronte a queste dive della passerella, Lindbergh racconta storie: le spoglia di ogni fronzolo, le libera dalle pretese di perfezione, ne coglie gli aspetti più intimi.

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