“Non sono un voltagabbana e noi 5 Stelle non abbiamo tradito nulla“. Risponde così, ai microfoni di “24 Mattino – Le interviste” (Radio24), il deputato M5s Manlio Di Stefano ai biasimi di alcuni radioascoltatori per il neo-governo giallorosso.
E puntualizza: “Il tradimento è stato di Salvini. E a quel punto ci siamo trovati in un Paese che rischiava di andare coi conti economici in aria. Il presidente della Repubblica ci ha chiesto giustamente di trovare una maggioranza alternativa in Parlamento, come dice la Costituzione. L’abbiamo trovata e l’abbiamo vincolata a un programma, come abbiamo fatto con la Lega. Quindi, io sinceramente non mi sento un voltagabbana e ho gli stessi dubbi che avevo quando ho iniziato con la Lega, ma la stessa certezza che faremo il massimo per fare in modo che tutto funzioni bene per gli italiani”.
Il sottosegretario agli Esteri aggiunge: “Si fa una grande confusione tra sovranisti e nazionalisti. Quelli sconfitti oggi sono coloro che hanno promesso una politica ultra-nazionalista, spesso con derive violente di destra. Salvini stesso ha portato in Italia un linguaggio e un clima d’odio che non si vedeva da tantissimi anni. Quello non è sovranismo. E’ un’altra storia. E gli italiani, che sono un popolo fortemente democratico, si sono accorti di questo. Poi è chiaro, Salvini vinceva ugualmente nei sondaggi, perché non c’era nulla a destra e lui era praticamente da solo. Noi non siamo Salvini, quindi non diremo mai che vogliamo i pieni poteri e che governeremo per 20 anni, perché in democrazia non funziona così”.
Riguardo alle polemiche sulla vicinanza del neo-ministro degli Esteri Luigi Di Maio ai gilet gialli, il parlamentare pentastellato precisa: “Noi siamo andati semplicemente in Francia per scoprire una realtà che esisteva. Quando si è rivelata violenta, l’abbiamo abbandonata immediatamente. Di Maio, comunque, in questi 14 mesi di governo ha già coltivato rapporti coi presidenti europei e con quelli extra-europei. Quindi, io sono super-felice di trovarlo alla Farnesina”.
Uno dei conduttori, Simone Spetia, legge un post scritto su Facebook da Di Stefano recentemente sul Pd, con riferimento alla vicenda di Bibbiano. Il deputato spiega: “Io non mi fido del Pd, ma solo del M5s, della nostra maggioranza nel Consiglio dei Ministri, della nostra capacità di mettere tutti intorno a un tavolo sul programma. Su Bibbiano abbiamo appreso che, in effetti, a livello giudiziario sembra che il ruolo del Pd sia man mano diminuito e ‘a latere’ nella vicenda. Ma ribadisco che quella di Bibbiano è una storia così schifosa che chiunque ne sia coinvolto, anche ‘a latere’, debba essere espulso dalla politica e radiato a vita. Io non ho mai voglia di essere amico di tutto e dico sempre quello che penso. E per me la storia di Bibbiano è schifosa. Ma un governo si deve fare e lo facciamo attorno a un programma. Ed è quello che mi interessa”.
Di Stefano, poi, tesse le lodi del ministro uscente delle Infrastrutture: “Dobbiamo ringraziare Toninelli, perché è stato uno dei migliori ministri in questi 14 mesi. E’ stato criticato proprio perché si è occupato di materie complicate che toccavano molti soldi, come le concessioni autostradali e il ponte Morandi. E io vorrei che Toninelli venisse acclamato quando il ponte Morandi verrà finalmente rimesso in piedi, perché ha fatto un record. Le concessioni autostradali ai Benetton? Per me vanno rimosse. Le concessioni autostradali, come tutte le concessioni in Italia, vanno riviste. Non è possibile avere dei monopoli senza obblighi di reinvestire in manutenzioni. Se poi Atlantia vuole investire in Alitalia, quello è libero mercato, non posso dire ai Benetton di non investire più“.
Il deputato ribadisce la posizione del M5s sulle concessioni autostradali, sul Tav e sul Tap a un ascoltatore che gli dà dei traditori. E si pronuncia sulla richiesta della famiglia di Giulio Regeni: quella di ritirare l’ambasciatore italiano dall’Egitto. “Credo sinceramente che sia una mossa sbagliata – spiega – Bisogna continuare con fermezza a chiedere la verità, ma ritirare l’ambasciatore dà una scusa all’Egitto per disinteressarsi del caso, perché significa interrompere il dialogo. Il caso Regeni ha un’origine legata ad alcuni interessi, ma non posso dire altro, perché sono mie idee. Credo che la mossa giusta sia rimanere in Egitto, restarci in modo forte e pretendere a ogni occasione la verità, come abbiamo fatto in questi mesi. Se interrompi i rapporti, fai un favore ai tuoi nemici e sicuramente anche all’Egitto, che in questo modo si può disinteressare del caso Regeni“