Economia

Germania, clima: la Cdu di Merkel vuole nuove tariffe su Co2. Proposta dei Verdi: 35 miliardi di investimenti da non contare nel deficit

Il prossimo 20 settembre il governo deciderà la linea da tenere sulle politiche ambientale. I cristiano-democratici propongono un sistema di scambio delle emissioni di anidride carbonica per i settori dei trasporti e dell'edilizia. Per il leader del partito ecologista, Robert Habeck, è troppo poco: "Vogliamo riformare il pareggio di bilancio"

Nuove tariffe sull’anidride carbonica. È questa la misura cuore del documento elaborato dai parlamentari dell’Unione cristiano-democratica, il partito di Angela Merkel, in vista del gabinetto sul clima che la cancelliera tedesca dovrà presiedere il prossimo 20 settembre. Da quel vertice uscirà la nuova politica che la Germania vorrà tenere sull’ambiente. La Cdu punta dunque a rivedere il sistema europeo di scambio di quote di emissioni di Co2 e fare sì che i prezzi dell’anidride carbonica rispecchino quanto sia “dannosa per il clima”. Nel frattempo dai Verdi – che nei sondaggi sono ormai stabilmente il secondo partito del Paese ma che in Parlamento siedono all’opposizione – rilanciano con una proposta molto più ambiziosa: un piano di investimenti green da 35 miliardi di euro che sia scorporato dal calcolo del deficit, con una modifica alla legge costituzionale che regolamenta lo Schwarze Null, il pareggio di bilancio.

La proposta della Cdu prevede di istituire un sistema di scambio delle emissioni inizialmente nazionale per i settori dei trasporti e dell’edilizia, che non sono ancora stati coperti dal sistema europeo. “In futuro avremo bisogno di una tariffazione efficiente della Co2″, si legge nel documento, per far sì che “vengano raggiunti gli obiettivi climatici” e “vengano stimolate le innovazioni”. Allo stesso tempo, scrivono i cristiano-democratici, le misure previste devono essere “socialmente equilibrate” ed evitare che l’industria tedesca “si sposti in altri Paesi”, dove è consentito inquinare di più: “Sarebbe un disastro sia per l’occupazione che per il clima”.

Troppo poco secondo il co-leader dei Verdi, Robert Habeck, che al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha presentato invece la proposta del suo partito: un “Fondo federale di investimenti” del valore di 35 miliardi di euro che sia costituzionalmente garantito, tramite una modifica che allenti il freno al debito inserito nella Costituzione: “Vogliamo riformarlo in modo tempestivo”, ha dichiarato Habeck. I Verdi predono così ufficialmente posizione nella disputa che in Germania va avanti da mesi sulla trasformazione ecologica e digitale del Paese: in un periodo di grande difficoltà dell’economia tedesca, in molti chiedono al governo federale di rivedere la sua politica e fare debito. Ma la Merkel finora ha respinto ogni proposta.

Molti economisti credono in questo momento storico investimenti finanziati dal debito abbiano un senso. Sulla stessa posizione i Verdi: “Sembra ragionevole in un periodo di bassi tassi di interesse, economia in declino e crisi climatica”, ha detto Habeck alla Süddeutsche Zeitung. Il fondo a cui pensano i Verdi dovrebbe finanziare, fra il resto, la conversione del trasporto pubblico, nuove infrastrutture, reti autostradali, riscaldamento, rimboschimento delle foreste, riconversione dell’agricoltura, digitalizzazione delle scuole e delle città. La proposta di Habeck e dell’altra leader del partito, Annalena Baerbock, è destinata a rimanere per ora nel cassetto. Ma intanto i Verdi in tutti i sondaggi sono stimati sopra il 23%, ad appena 5 punti di distanza dal primo partito, proprio la Cdu della cancelliera Merkel.