“Sono soddisfatto per Roberto Speranza ministro, ma certamente anche per lo sforzo di rinnovamento che si vede in questa compagine, un rinnovamento sia di persone, sia di generazioni. Di questo bisogna dare atto al M5s, al Pd e ad Articolo Uno – LeU“. Così, ai microfoni di Radio Radicale, il deputato di Liberi e Uguali, Pier Luigi Bersani, risponde al giornalista Lanfranco Palazzolo sul nuovo governo giallorosso.
“Almeno io ci spero – continua – ma può essere che il rinnovamento aiuti anche il ripensamento, che è il problema serio di questo governo. E cioè una correzione delle politiche dell’ultimo governo e qualcosina anche di quelli del centrosinistra degli ultimi anni, in modo da riprendere il contatto con la vita comune delle persone normali. Questa è la carta che il nuovo governo deve giocare: farsi capire con due o tre cose, senza grandi proclami, che sconsiglierei vivamente. E dare il segno di un cambiamento di rotta. Sto parlando di lavoro, di fisco, di welfare, di sanità, di immigrazione“.
Bersani spiega: “Bastano due o tre cose: rivedere le norme sul lavoro, come i licenziamenti collettivi, fare il salario minimo rafforzando anche la contrattazione, pensare ai 600mila immigrati anonimi che girano nelle città più che a quelli che arrivano con le barche e che sono solo qualche migliaio. Perché tra questi anonimi c’è il buono e l’ottimo, cioè badanti e braccianti, ma c’è anche il pessimo, c’è anche la mafia nigeriana. E li stiamo mettendo nello stesso mucchio. Il fisco? Bisogna sì abbassare le tasse sul lavoro, ma finanziandole nell’unico modo in cui si può fare: con la progressività fiscale e con la lotta all’evasione, tirando via questo scempio dei forfait e delle illusioni della flat tax“.
L’ex segretario del Pd puntualizza: “Io ho un po’ di esperienza in queste cose. Consiglio a questo governo di aprire una discussione e un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali. Questa idea secondo cui i sindacati siano mezzi matti e dei passatisti è destituita di ogni fondamento. Io credo di aver fatto delle riforme abbastanza epocali e le ho sempre fatte senza una sola ora di sciopero dei lavoratori e parlando coi sindacati – prosegue – Bisogna mettere in testa questa cosa. A cominciare dall’Ilva, bisogna sentire, ascoltare, mettere le orecchie a terra. Non facciamo delle campagne ideologiche su alcuni casi industriali, ma andiamo a vedere come risolvere i problemi. E’ chiaro che la compatibilità tra ambiente e lavoro va trovata, senza aspettarsi dei miracoli dalla sera alla mattina, ma mettendosi in un percorso che porti a un obiettivo”.
Battuta finale sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “E’ una bella sfida per lui: deve essere capace di far passare nella testa dei contraenti che bisogna uscire dalla logica del contratto di governo ed entrare nella logica dell’alleanza. Io mi auguro che i 5 Stelle, per esempio, comprendano questo e ricordino cosa hanno pagato con la logica del contratto. Devono accettare l’idea che esista una cosa chiamata “alleanza”, che non significa ‘io do una cosa a te e tu dai una cosa a me’, come nel contratto. Con l’alleanza ci si mette lì e si trova una mediazione. Punto. Non c’è, cioè, altra discussione. Quindi, Conte dovrà essere il demiurgo di questo passaggio. Spero che ne sia capace, ma penso che abbia le caratteristiche per riuscirci“.