Politica

Governo Conte 2: Salvini voleva pieni poteri, ora gli resta il Maalox

Dopo l’esito della votazione di Rousseau, la prima immagine che mi è venuta in mente è stata la faccia di Matteo Salvini. Salvini che con le cuffie in testa da dj e il mojito in mano lanciava dal Papeete beach minacce puerili e triviali. Un’immagine raccapricciante. Persino peggiore di quella di Berlusconi allorquando si recava all’estero a rappresentare l’Italia. Per tutta l’estate si è comportato da saltimbanco tenendo in ostaggio un intero Paese perché tra un cocktail e un altro, aveva deciso vigliaccamente di far cadere un governo che stava facendo bene. Voleva pieni poteri? Ora gli resta il Maalox. Voleva più poltrone? Ora sarà costretto ad assistere a quando noi ne taglieremo ben 345.

La legge elettorale con cui siamo stati eletti è stata appositamente scritta per non far governare autonomamente il M5s. Una legge votata anche dalla Lega che è il partito più vecchio d’Italia e che sa bene, al di là degli slogan, che siamo noi l’unica forza politica autenticamente nuova e in grado di traghettare il Paese verso il cambiamento auspicato. L’abbiamo dimostrato in quest’anno e mezzo di governo: otto provvedimenti su dieci sono a firma M5s. Mentre noi lavoravamo tutto il giorno, Salvini e company erano in giro a preparare la campagna elettorale. Il nostro desiderio di cambiare il Paese ci ha distratti da questo ignobile disegno, abbiamo commesso un errore ma ora non potevamo permettere che l’Italia si ritrovasse con Salvini premier, Meloni ministro degli Interni e Berlusconi presidente della Repubblica. Un mosaico della destra peggiore che questo Paese ha prodotto dagli anni 20 ad oggi.

Il M5s è una forza responsabile, che ha come unica bussola il bene dei cittadini e in base a questa indicazione ha prima stipulato un contratto con la Lega e ora con il Pd. Partiti che, per chi scrive, sono equivalenti perché tutti hanno governato (male) questo Paese. Tuttavia, ciò che per il M5s è sempre contato sono i temi. L’abbiamo chiarito prima e dopo il 4 marzo e ancora oggi siamo fedeli nell’asserire che, finché ci sarà questa legge elettorale, siamo favorevoli a trovare una sintesi con quelle forze politiche disponibili. Dopo il tradimento della Lega ora si è trovato un accordo con Pd e Leu.

Il programma mi sembra ottimo, grande rilevanza è data all’ambiente, ma anche al lavoro, alla riduzione delle tasse e alla necessità di rivedere i vincoli di bilancio che bloccano la nostra economia. Finalmente il Pd si è convinto che le nostre battaglie in Europa erano giuste e le appoggia nero su bianco. A partire dalla revisione del Trattato di Dublino: se l’Europa è una Comunità lo deve dimostrare e del fenomeno migratorio è indispensabile che se ne prendano carico e cura tutti i Paesi.

Come capogruppo al Senato del M5S in Commissione Esteri, vedo molte potenzialità nei punti concordati sulla politica internazionale che finalmente pone il tema del Multilateralismo e dell’interesse nazionale, che rappresenta una rivoluzione alla Farnesina. Nella fase di transizione che stiamo attraversando da un mondo unipolare a quello multipolare, è fondamentale che il nostro Paese rafforzi i propri legami con i nuovi attori emergenti. E’ altresì fondamentale che l’Europa diventi davvero una Comunità, forte, libera, indipendente in grado di gettare le basi per un futuro prospero e di pace. Sono contento che sia stato inserito nel programma un tema da me sovente sollecitato, cioè una seria politica di contrasto alla vendita di armi a paesi in guerra che dovrà tenere conto anche di una parziale e progressiva riconversione industriale verso i sistemi del Dual Use per scopi civili. È paradossale che oggi gli Stati siano in grado di difendersi dalle minacce militari e assolutamente inermi di fronte a incendi, terremoti o disastri di vasta portata. E’ fondamentale intraprendere un percorso che ci liberi dall’economia di guerra in cui ci troviamo dopo il 1945.

Luigi Di Maio agli Esteri significa anche più attenzione per le relazioni con i Paesi africani; ho più volte sottolineato che il fenomeno va affrontato a partire dalle cause e sono certo che questo elemento sarà centrale nella politica del nuovo ministro degli Affari Esteri. I decreti sicurezza vanno mitigati come indicato da Mattarella ma ripeto anche qui: è indispensabile sedare la rissa tra gli ultras dell’accoglienza e quelli del respingimento.

Questi sono solo alcuni dei temi programmatici che abbiamo concordato, ma è necessario dare nuova linfa al lavoro parlamentare e concretizzare alcuni punti di principio inseriti nel programma, giungendo ad una legge di legalizzazione di tutti gli usi della Canapa. Il M5S sta dimostrando ancora una volta di non tenere alle poltrone, come, qualcuno che si era imbullonato il sedere al Ministero dell’interno, vorrebbe far credere. Teniamo ai posti nella misura in cui i punti del programma verranno rispettati e realizzati, questa volta non faremo sconti, memori degli errori del passato saremo intransigenti.

Sono fiducioso che quando tutta questa esperienza sarà terminata, torneremo ad essere cittadini soddisfatti del servizio che abbiamo svolto per il Paese. Noi miglioreremo l’Italia e poi lasceremo il posto ad altri cittadini che porteranno avanti il nostro percorso, perché questo è il Movimento 5 Stelle!