Mimmo Lucano torna libero. Dopo 14 giorni ai domiciliari e 11 mesi in esilio Lucano potrà tornare nella sua Riace. Il presidente del Tribunale di Locri Fulvio Accurso ha accolto la richiesta di revoca del divieto di dimora avanzata nei giorni scorsi dagli avvocati Antonio Mazzone e Andrea Daqua. La decisione arriva a pochi giorni dalla ripresa delle udienze del processo Xenia che vede imputato Lucano per la gestione dei fondi dell’accoglienza dei migranti e per tutta una serie di reati di cui solo due oggetto della misura cautelare.
Per molti dei capi di imputazione (associazione a delinquere, abuso d’ufficio, concussione), contestati dalla Procura di Locri, infatti, non era stata accolta la misura cautelare dal gip che aveva disposto i domiciliari per il sindaco “sospeso” di Riace solo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per alcune irregolarità nell’appalto del servizio di raccolta dei rifiuti nel piccolo comune della Locride. Reati che lui ha sempre contestato e per i quali la Cassazione, già nei mesi scorsi, si era pronunciata sull’assenza delle esigenze cautelari annullando con rinvio il divieto di dimora poi confermato per la seconda volta dal Tribunale del Riesame.
A pochi giorni dalla ripresa del processo e dalla nuova udienza davanti la Suprema Corte, quindi, il Tribunale di Locri ha rimesso in libertà l’ex sindaco che adesso avrà la possibilità di accudire suo padre, novantatreenne, da poco rientrato a Riace dopo alcune settimane di ricovero in ospedale. L’istanza degli avvocati Mazzone e Daqua poggiava sull’assenza del pericolo di reiterazione del reato, l’unica esigenza cautelare riconosciuta dal gip e dal Riesame in questi mesi.
Nell’ordinanza di arresto del 2 ottobre, infatti, il giudice per le indagini preliminari aveva scritto: “Appare evidente che l’incarico attualmente ricoperto (da Lucano, ndr) e la copiosa presenza di stranieri sul territorio riacese potrebbero costituire occasioni propizie per la proposizione a soggetti extracomunitari di facili ed illegali scappatoie per ottenere l’ingresso in Italia”. A tenerlo lontano da Riace, quindi, era la circostanza che Mimmo Lucano al momento dell’arresto fosse ancora sindaco. “Il pericolo – avevano scritto infatti i giudici del Riesame – che il Lucano, nell’esercizio delle sue funzioni di sindaco del Comune di Riace o comunque di componente a qualsiasi titolo del civico consesso locale possa reiterare i reati della stessa specie di quelli per cui si procede, è attuale e concreto”.
Addirittura il Riesame aveva descritto Lucano come un soggetto che “si muove ed agisce nel Comune di Riace con disinvoltura e abilità sorprendenti”. E ancora: “Lucano ha fatto quello che ha voluto della sua qualità di sindaco e di responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune di Riace”. In sostanza, “un sindaco che abusa costantemente del suo ruolo e della sua funzione”. L’esigenza cautelare ravvisata dai giudici nei confronti di Lucano, quindi, è il rischio di “reiterazione del reato”. Un pericolo “attuale e concreto”.
Ma dal 26 maggio Lucano non è più sindaco e non è nemmeno consigliere comunale di opposizione perché, nonostante sia stato il più votato, alla fine la sua lista ha rimediato un solo seggio ed è andato alla candidata sindaco Maria Spanò. Non potrebbe in nessun caso rappresentare un pericolo in un Comune guidato da una maggioranza a trazione leghista e dove, ormai, è un semplice cittadino. Sono queste, probabilmente, le ragioni per cui il presidente Accurso ha revocato il divieto di dimora. Il provvedimento lo stanno notificando in queste ore a Mimmo Lucano che, appresa la notizia, ha dichiarato: “Non credevo di poter tornare finalmente a Riace perché tantissime altre volte sono rimasto deluso. Ovviamente è un momento che mi provoca tante emozioni. Non cerco né vendetta né nutro rancori. Adesso posso essere processato da uomo libero”.“Questo un primo risultato. – aggiunge – dimostreremo che sono stato vittima di grande equivoco. Sono orgoglioso di quello che ho fatto per la mia terra. Non scappo dal processo e sono il primo a volere giustizia”.