Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha bocciato le nuove linee guida sull’alternanza scuola-lavoro chiamate dall’uscente governo gialloverde “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Pcto). Nonostante le modifiche fatte alla prova del nove il documento ha avuto un parere negativo. Tra le criticità emerse il Cspi ha osservato che “la prima esigenza sarebbe quella di prevedere una riconsiderazione dell’obbligatorietà del monte ore destinato alle attività di alternanza scuola lavoro, in favore di una progettazione autonoma delle scuole sia nei contenuti che nel monte ore complessivo”. Inoltre “l’obbligatorietà è stata introdotta repentinamente senza che venissero messe a disposizione risorse adeguate in termini economici e di personale”.
Tra i dati negativi “l’assenza di una adeguata formazione del personale scolastico che avrebbe dovuto attuare le novità”; “il mancato supporto organizzativo alle scuole che hanno dovuto farsi carico di programmare le attività con gli enti ospitanti del territorio (Aziende, Imprese, Enti pubblici, ecc.)”. Il Cspi ha sostenuto la necessità di un’altra idea di Alternanza scuola lavoro “come una modalità formativa, uno strumento didattico messo a disposizione dei docenti e degli alunni per arricchire e ampliare l’obbiettivo primario della scuola che consiste nel formare cittadini critici e consapevoli”. Il problema sollevato dal Consiglio superiore dell’istruzione riguarda proprio il tema delle risorse. “Si registra – scrive nel parere il Cspi – una forte intensificazione dell’impegno del docente incaricato come tutor scolastico per le varie attività di progettazione, realizzazione, verifica e monitoraggio delle varie attività svolte dagli studenti in Pcto.
I fondi attualmente destinati al Pcto, così come risultanti dopo le riduzioni previste dalla Legge 145/18, rischiano di compromettere la possibilità di retribuire adeguatamente i docenti impiegati nelle attività di Pcto e di organizzare le necessarie attività formative di supporto”. C’è una assenza totale di risorse per la formazione dei docenti impegnati in questa attività. “Il tutor interno, per la sua funzione, deve possedere esperienza, competenza professionale e capacità didattiche adeguate per garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti dal percorso formativo. È opportuno quindi – spiegano i membri del Consiglio – che si provveda a formare figure professionali specifiche sugli aspetti metodologici, didattici, procedurali e contenutistici delle varie attività”. Non solo. Il Cspi sottolinea il non indifferente aggravio di lavoro che ricadrà sulle segreterie scolastiche e sui dirigenti amministrativi per le necessarie operazioni di supporto alle attività dei Pcto. “Con gli attuali ridotti organici, e in assenza di finanziamenti aggiuntivi, ogni ulteriore funzione demandata agli uffici, peraltro senza la necessaria fase di formazione, si trasforma in nuovo gravoso adempimento lavorativo”.