Non è una resa ma poco ci manca. La Regione Toscana rinuncerà a chiedere i risarcimenti alla cooperativa il Forteto, la comunità di Vicchio (Firenze) fondata nel 1977 da Rodolfo Fiesoli e conosciuta per essere stata il luogo di soprusi e violenze sessuali nei confronti di minorenni. La decisione è stata presa dal Presidente della Regione, Enrico Rossi, che ha deciso di non chiedere il risarcimento dopo le polemiche delle ultime settimane poiché, ha spiegato, “un’azione di questo tipo la esporrebbe a pesanti difficoltà operative”. Se la cooperativa non sarà coinvolta, però, la Giunta regionale ha deciso di intentare una causa civile e chiedere un maxirisarcimento di 5 milioni di euro a 23 persone, in primis proprio Fiesoli, condannate in primo grado (ma prescritte) o con sentenza di appello per i maltrattamenti e le violenze sessuali nei confronti dei minori. Martedì Rossi ha anche annunciato che, in caso di vittoria in Tribunale, quei soldi saranno impiegati dalla Regione per finanziare progetti di “inclusione sociale e di superamento del disagio giovanile”.
La causa della Regione – La delibera con cui la giunta regionale ha avviato la causa civile risale al 2 settembre scorso ed è già stata vidimata dall’Avvocatura regionale. Contrariamente a quanto annunciato dal governatore Rossi ad inizio agosto, gli uffici di Palazzo Strozzi Sacrati sono rimasti sorpresi della decisione di non chiedere il risarcimento per danni di immagine anche alla cooperativa. Un passo indietro, motivato con la volontà della Regione di non dare il colpo di grazia alla coop che piano piano sta provando a rinascere grazie al lavoro del commissario Jacopo Marzetti. Quest’ultimo nelle ultime settimane aveva provato a scoraggiare la giunta dalla richiesta di risarcimenti (“un grosso errore”, aveva detto) poiché la Regione non si è mai costituita parte civile a processo e quindi non sarebbe stato tecnicamente possibile. Ora Marzetti si dice soddisfatto e va oltre: “Mi auguro che la Regione, oltre a quanto ricavato dai condannati, stanzi subito altre risorse per aiutare le vittime che non sono state formalmente riconosciute tali nel processo ma che hanno subito gli stessi soprusi negli ultimi anni”.
La richiesta di risarcimenti – Il maxi risarcimento è stato chiesto dalla giunta regionale a 23 persone. La Regione chiede loro 52mila euro per danni patrimoniali e circa 5 milioni di euro totali per quelli di immagine. “Sovvenzionando nel tempo la cooperativa, la Fondazione e la comunità – si legge nella delibera approvata dalla giunta regionale – la Regione ha mostrato nel tempo di condividerne gli scopi dichiarati di promozione sociale dei soggetti, per lo più minori, bisognosi di sostegno e intervento pubblico”. Così facendo, continua la giunta, si è data l’impressione ai cittadini toscani che la Regione abbia “coperto i reati in spregio ai valori che costituiscono la sua identità storica, culturale e politica”. Da qui la richiesta di un risarcimento per danni di immagine. Alla Regione si era già affiancata la Città Metropolitana di Firenze guidata dal sindaco Pd, Dario Nardella, che aveva già chiesto ai responsabili delle violenze 560mila euro.
Forteto: le condanne – Tra le persone citate, in primis a Rodolfo Fiesoli, il guru e fondatore del Forteto che è stato condannato in appello a 14 anni e 10 mesi ed è attualmente libero in attesa della pronuncia della Cassazione (nel processo bis invece è stato assolto a giugno dopo una condanna a 8 anni in primo grado). Le altre 22 persone invece sono state condannate in primo grado con l’accusa di maltrattamenti aggravati e continuati, ma nei loro confronti i reati si sono prescritti. La Regione si rifarà su di loro proprio in base alle motivazioni della sentenza dei giudici fiorentini che hanno definito “aberranti” le condotte di alcuni membri della comunità: “La lunga durata del reato commesso, la palese intensità del dolo, la gravità di aver agito con abuso di autorità, la mancanza di gesti di resipiscenza nonché il fatto che simili condotte siano state tenute anche nei confronti di altre vittime, anche se i relativi reati sono stati dichiarati prescritti, sono parametri che dimostrano una rilevante inclinazione a delinquere… – si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Firenze – però la comunità del Fiesoli è venuta meno e le inchieste hanno dimostrato in modo indiscutibile il carattere aberrante delle teorie e delle condotte che venivano tenute all’interno di essa”.
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