“Provo tanta rabbia. Dal 30 agosto sono a casa. E le motivazioni con cui mi hanno cacciato non reggono”. Vincenzo Ortega è formalmente un “dirigente in disponibilità” del Comune di Licata, in provincia di Agrigento. In pratica, è pagato per non recarsi negli uffici, se non convocato dall’amministrazione. A lui andrà comunque l’80 percento dello stipendio per i prossimi due anni: poi scatterà il licenziamento. “Rabbia, provo tanta rabbia, a pensare che questo sia l’epilogo di una carriera in cui ho sacrificato la mia famiglia, ricevuto minacce e intimidazioni”.

Il dirigente anti-abusivi – Non è amato, a Licata, l’ingegnere Ortega. Gli hanno avvelenato i cani, gli hanno fatto saltare in aria l’auto, recapitato proiettili. Erano i giorni in cui il burocrate era impegnato nelle demolizioni delle case abusive della cittadina agrigentina, insieme alll’allora sindaco Angelo Cambiano, anche lui vittima di minacce e intimidazioni, poi sfiduciato dal consiglio comunale. “Ma io non ho fatto altro che rispettare la legge – racconta oggi Ortega – dando seguito alle sentenze esecutive trasmesse dalla Procura. Ho pagato per il solo fatto di avere lavorato tanto”. Un lavoro che si è tradotto nella demolizione di 190 edifici: “Ma ce ne sono altri 300 o 400 da abbattere. E in entrambi i casi, come è normale che sia, ci sono case di politici”. Anche Cambiano difende Ortega: “La vicenda che lo riguarda è paradossale. Del resto, siamo nella terra di Pirandello, e anche in quella di Tomasi di Lampedusa, dove si vuole che tutto in realtà resti com’è”.

“Troppo potere per un solo dirigente” – Ma nella delibera con cui la giunta comunale ha, di fatto, messo alla porta Ortega non c’è alcun riferimento al tema dell’abusivismo. Anzi, il sindaco di Licata Giuseppe Galanti puntualizza: “Nessun procedimento relativo alle demolizioni si è fermato. Noi stiamo procedendo, nel rispetto della legge che è la nostra unica guida”. L’ingegnere, stando alla delibera, è a casa in seguito a una riorganizzazione della struttura amministrativa: in pratica, la giunta ha deciso di rinunciare ai dirigenti, sostituendoli con i responsabili di Servizi e Uffici. Ortega era l’unico dirigente del Comune: così, non c’è più spazio per lui nella nuova organizzazione. L’iniziativa della giunta è stata approvata dal Consiglio comunale e si rifà al decreto legislativo 165 del 2001. “La legge Severino – spiega il sindaco Galanti – impone anche la rotazione dei dirigenti: nelle mani di Ortega, invece, che era l’unico dirigente, era raccolto troppo potere. Così abbiamo puntato su una struttura più leggera che ci consentirà anche di risparmiare circa 60mila euro”.

Pronto il ricorso contro il Comune – Una ricostruzione contestata dallo stesso Ortega: “Se proprio il Comune voleva evitare che io fossi l’unico dirigente a capo di tutto, bastava che promuovesse un paio di dipendenti comunali: il loro salario accessorio sarebbe stato comunque meno costoso della creazione delle nuove posizioni previste dalla delibera”. Così, il dirigente prepara la “guerra” al Comune: presenterà ricorso contro la delibera. C’è poi un elemento che non si trova negli atti che hanno portato all’allontanamento di Ortega e che però avrebbe avuto un peso nella scelta dell’amministrazione comunale. Si tratta di un procedimento ancora in corso contro il dirigente per il reato di abuso d’ufficio, per il quale l’ingegnere ha chiesto il rito abbreviato. “Ma anche qui, i conti non tornano. Al Comune – racconta il dirigente – la commissione disciplinare ha deciso di attendere comunque la sentenza definitiva. E la sospensione o il licenziamento possono essere adottati solo dal segretario generale e solo per i casi più gravi come la corruzione o la concussione. Qui parliamo di tutt’altro: si tratta di una denuncia subita dopo avere firmato migliaia e migliaia di documenti. Del resto, sono in tanti a non amarmi a Licata, per l’azione messa in campo col sindaco Cambiano”.

Le minacce al dirigente e al sindaco – E si torna lì, alle demolizioni. E alle minacce subite. Alle intimidazioni. Ortega vive sotto scorta. All’ex sindaco Cambiano, che quando fu eletto aveva 33 anni e rimase in carica per 25 mesi, bruciarono due case di famiglia. L’ex primo cittadino di Licata fu anche aggredito per strada da un pescivendolo che lo colpì al volto. Poi arrivò, a metà del 2017, la sfiducia del Consiglio comunale che ‘cacciò’ il sindaco anti-abusivi. Cambiano fu indicato nel 2018 come assessore regionale in pectore dall’allora candidato dei Cinquestelle alla presidenza della Regione, Giancarlo Cancelleri, sconfitto da Nello Musumeci.”Non c’è nulla di logico, così come non ci fu nulla di logico nella mia sfiducia- dice l’ex sindaco – La ‘cacciata’ di Ortega, del resto, è una conseguenza della mia cacciata. Gli abusivi avevano detto chiaramente che volevano la mia testa e quella dell’ingegnere. Hanno ottenuto la prima con una sfiducia-farsa, e la seconda con questa delibera che non otterrà nessuno degli obiettivi su cui si fonda: nessun risparmio, visto che pagheranno un dirigente per restare a casa, e nessun miglioramento organizzativo, visto che il Comune è nel caos. Ortega è persona preparata e competente, con la sola colpa di avere detto dei ‘no’”. “Adesso però – prosegue Ortega – la mia ‘cacciata’ potrebbe creare problemi al Comune. Creare troppe ‘posizioni organizzative’ al posto dell’unico dirigente potrebbe non essere consentito dalla legge. E così, l’amministrazione rischia di ritrovarsi senza dirigenti e senza responsabili. Intanto, i colleghi mi scrivono e mi chiamano ogni giorno: raccontano che negli uffici è tutto fermo, tutto paralizzato, che nessuno mette una firma o si assume una responsabilità”. Intanto, il dirigente resta a casa, con l’80 percento dello stipendio assicurato per i prossimi due anni. “Che rabbia, però. Non meritavo questo, dopo avere rischiato tanto – conclude Ortega – e avere sacrificato la mia vita”.

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