Il presidente della Rai Marcello Foa ritorna nel mirino. E ora rischia il posto. Il cambio di governo e il Conte 2, con la nuova alleanza tra Pd e 5 Stelle, si farà sentire anche a Viale Mazzini. Dove si prospetta anche qui un cambio di maggioranza, con i consiglieri espressione di 5 Stelle e Pd a fare asse con il rappresentante dei dipendenti Riccardo Laganà. Nei corridoi di Viale Mazzini per ora siamo alle chiacchiere informali e ai primi approcci, ma è possibile che già nel prossimo cda, giovedì 12 settembre, venga alla luce una nuova maggioranza composta da Rita Borioni (Pd), Beatrice Coletti (M5S), Riccardo Laganà (dipendenti) e l’ad Fabrizio Salini, con invece Giampaolo Rossi (Fdi), Igor De Biasio (Lega) e Marcello Foa all’opposizione. Un nuovo quattro a tre conseguenza diretta del cambio di maggioranza in Parlamento. “Ci stiamo parlando, bisogna superare certe distanze, ma siamo a buon punto”, fa sapere un consigliere.

Tutto ciò, naturalmente, rafforza la figura e il lavoro dell’amministratore delegato. Stretto in una morsa tra Foa, la direttrice di Raiuno Teresa De Santis e il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, ma pure il direttore di Raisport Auro Bulbarelli e altre figure di primo piano legate al Carroccio, il piano industriale di Salini è ancora in attesa del via libera del Mise. Che invece ora sembra potrebbe arrivare più velocemente, appena verrà nominato il sottosegretario alle Comunicazioni.

Insomma, in Rai è iniziata la stagione dei riposizionamenti, con giravolte a 360 gradi. Se prima erano tutti leghisti, ora siamo nella fase del “Salvini chi?”. Con giornalisti che tentano di cancellare, inutilmente, la cronologia dei like al Capitano sui social. Che fine fa, a questo punto, Marcello Foa? La sua posizione, come tutte quelle degli uomini e delle donne piazzati dalla Lega in azienda, di sicuro s’indebolisce. Non avrà più gli stessi ampi margini di manovra di prima. E adesso su Foa partirà un vero e proprio assalto. “Il potere del presidente è notevole: convoca l’odg del consiglio, ha la delega sulle questioni internazionali, vota in cda. La riforma delle Rai dice che il presidente deve essere una figura di garanzia. Ecco, Foa finora non lo è stato per niente. Avere un presidente di opposizione, magari barricadero, non fa il bene dell’azienda”, spiegano da Viale Mazzini.

Dunque, nella tv pubblica, è iniziata la stagione della caccia a Foa. Lui, raccontano fonti interne, a levare le tende non ci pensa proprio. Come si fa, dunque, a mandarlo via? Una prima strada è quello di un nuovo esame delle schede nella votazione che l’ha eletto, dove pare che due fossero ai limiti della validità. Se fossero considerate non valide, la sua elezione sarebbe nulla. Il riconteggio, con accesso agli atti, è un pallino del deputato dem Michele Anzaldi e di Rita Borioni: in questi mesi in Vigilanza non è mai stato concesso, ma ora, con l’accordo tra M5S e Pd, potrebbe avverarsi. Una seconda strada è una sfiducia da parte del ministro dell’Economia, che però coinvolgerebbe tutto il cda, che verrebbe azzerato. Strada difficile da praticare, anche perché il neoministro Roberto Gualtieri tutto vuole al suo esordio tranne che infilarsi in un ginepraio simile. Terza via sarebbe una sfiducia al presidente presentata dai membri del cda, che però deve essere ben motivata. A quel punto si andrebbe ai voti e Foa potrebbe decadere da presidente, restando però come consigliere: il Cda dovrebbe procedere all’elezione di un nuovo presidente, e in questo caso in pole position ci sarebbe la stessa Borioni.

Nel frattempo la fine del potere sovranista miete già una vittim. È stata cancellata, infatti, la striscia quotidiana di economia che Monica Setta avrebbe dovuto condurre all’interno di Uno mattina. Resta, invece, il suo impegno a Uno mattina in famiglia, in onda nel week end di Raiuno. Ma a rischiare ora sarà anche Alessandro Banfi. L’ex giornalista Mediaset era stato chiamato da Teresa De Santis come capo autore per la stagione invernale de La Vita in Diretta, condotta quest’anno da Alberto Matano e Lorella Cuccarini. Su di lui c’era la benedizione della Lega che ora, però, rischia di valere come una maledizione. Anche lui potrebbe saltare, tanto più che Salini ha fatto sapere di non gradire più l’ingresso di esterni. Insomma, la stagione sovranista in Rai sembra già passata. O, per lo meno, in stand by. E gli ascolti non aiutano: Raiuno ha visto un’estate in calo, spiegato da De Santis col fatto che “la rete ha dovuto cambiare spesso i palinsesti per raccontare le cronache della crisi di governo e questo ci ha danneggiato”. Mentre rialzano la testa tutti quelli legati al Pd. La solita, vecchia, cara Rai.

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