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Papa Francesco in Africa mostra una Chiesa che non fa proclami, ma che salva la vita

Molto spesso si parla del tema della pace in modo astratto. Nel suo quarto viaggio in Africa, Papa Francesco ha voluto, invece, mostrare al mondo quali sono i frutti concreti che possono nascere, anche molto rapidamente, quando cessano i conflitti. A Maputo, capitale del Mozambico, primo dei tre Paesi dove si è recato Bergoglio, il Papa ha voluto visitare il centro Dream di Zimpeto realizzato nel 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio.

Si tratta di una struttura polivalente che comprende quattro sezioni specializzate: una per il trattamento dell’infezione da Hiv e la prevenzione della trasmissione dalla madre al nascituro; una per la diagnosi precoce delle neoplasie delle donne (cancro del collo dell’utero e del seno); una per la cura della tubercolosi (prima causa di morte tra le persone con Hiv e una tra le prime cause di morte in genere in Mozambico); e una destinata ai pazienti malnutriti, in particolare ai bambini.

“Conquistata la pace, è arrivato Dream: 150mila bambini liberi dall’Aids e non orfani, perché anche le madri ricevono cura”, ha spiegato il presidente della comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. Questo centro è frutto di quella pace fortemente voluta e realizzata in Mozambico proprio grazie alla preziosa e insostituibile mediazione della Comunità di Sant’Egidio. Gli accordi di pace furono, infatti, firmati a Roma, nel 1992, grazie all’opera di Andrea Riccardi e dell’attuale arcivescovo di Bologna e neo cardinale Matteo Maria Zuppi.

Impagliazzo ha evidenziato che “la visita del Papa, a contatto con i malati di Aids che vengono curati con amore e professionalità da medici e personale sanitario africano formato da Sant’Egidio, rappresenta il riconoscimento da parte di Francesco dell’opera della Comunità a fianco dei più poveri in Mozambico, ma mostra anche il volto umano e dolce della Chiesa in tante situazioni di dolore. In Mozambico sono stati strappati alla morte in questi anni migliaia di bambini grazie alle cure. La benedizione del Papa a questi piccoli e alle loro mamme, che sopravvivono grazie alle stesse cure, è il più bel segno di una Chiesa che non fa proclami, ma ama la vita, la protegge, la difende e la cura. A Zimpeto, come ha detto il Papa, si vede realizzata la parabola del buon samaritano. Il Vangelo – ha aggiunto Impagliazzo – si realizza grazie all’opera gratuita e infaticabile di donne e giovani mozambicani insieme ai loro fratelli europei che hanno ascoltato che tutto è possibile a chi crede. Ne sono non soltanto felice, ma grato e ciò impegna Sant’Egidio a lavorare ancora di più e meglio in Africa”.

Nella sua visita al centro Dream, il Papa ha sottolineato che “i circa centomila bambini che possono scrivere una nuova pagina di storia liberi dall’Hiv/Aids e molte altre persone anonime che oggi sorridono perché sono state curate con dignità nella loro dignità, sono parte del pagamento che il Signore vi ha lasciato: presenze-dono, che, uscendo dall’incubo della malattia, senza nascondere la loro condizione, trasmettono speranza a molte persone”.

Nato nel 2002, il programma Dream (Disease relief through excellent and advanced means) è presente in undici Paesi africani (Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Angola, Swaziland, Repubblica Democratica del Congo e Camerun) con 48 centri di cura, sia nelle città che nelle zone rurali, oltre 500mila malati curati fino a oggi e 130mila bambini nati sani da madri sieropositive. Il programma è nato da una rivolta contro la rassegnazione di fronte ai 30 milioni di malati di Aids lasciati in Africa senza terapia, cifra che avrebbe assunto in pochi anni le dimensioni di un genocidio.

Dream è quindi figlio di un sogno, da qui il nome: quello di creare l’uguaglianza tra il Nord e il Sud del mondo garantendo l’accesso gratuito alla terapia completa e il sostegno complessivo alla salute, secondo un modello economicamente compatibile e replicabile nell’Africa Sub-Sahariana e nei Paesi a risorse limitate. Prevede educazione alla salute, sostegno nutrizionale, diagnostica avanzata, formazione del personale, contrasto della malaria, della tubercolosi, delle infezioni opportunistiche e soprattutto della malnutrizione, tutti fattori che rendono efficace la terapia e anche la stessa prevenzione.