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Control, l’ultima fatica di Remedy affascina con storia ed ambientazione ma soffre un po’ su console

Control, ultima fatica dello studio Remedy assieme a 505Games raggiunge finalmente gli scaffali facendoci entrare in un mondo onirico e inquietante, con quella atmosfera tanto cara ai fan di David Lynch che hanno imparato a conoscere bene negli anni, soprattutto con Twin Peaks.

Jesse, la protagonista, mette piede dentro il Federal Bureau of Control quasi per caso, guidata da delle sensazioni legate ai suoi misteriosi poteri, poteri che manifesta fino da bambina. Qui, in una sequenza quasi onirica viene messa al corrente di quello che sta succedendo: all’interno dell’Holdest House, il palazzo che ospita gli uffici del bureau, si è infiltrata un entità di un altro mondo, Il Sibilo. L’entità contagia ogni agente presente e lo rende suo schiavo, ad eccezione di chi indossa particolari strumenti che interferiscono con esso… e Jesse, che ne è immune.

L’intero gioco si svolge all’interno del palazzo che nasconde molto di più di quello che si percepisce a una prima occhiata, e questo Jesse lo capirà subito, diventando involontariamente il direttore dell’intera organizzazione e venendo cosi in possesso dell’arma principale del gioco, una pistola mutaforma legata indissolubilmente alla protagonista, che può assumere cinque tipologie di attacco, donando al combattimento una certa dose di tattica oltre che varietà nell’abbattere i nemici.

Control è sicuramente un prodotto ispirato, come dicevamo nell’introduzione i livelli regalano scorci surreali che spesso non ci aspetteremmo, soprattutto all’interno di un edificio cosi dimenticato da tutto, invece l’idea degli sviluppatori era proprio quella di farci vivere una situazione straniante, complice la grande quantità di materiale audio, video e cartaceo che troveremo, che serve a ricomporre i pezzi di un puzzle molto più grande, un puzzle che spiegherà finalmente a Jesse perché ha questi misteriosi poteri e perché lei è li, esattamente in questo momento. Graficamente Control su PC risulta uno spettacolo per gli occhi, con alcune sequenze soprattutto a gioco avanzato decisamente da “next generation”, mentre su console troviamo qualche incertezza, soprattutto nelle sequenze più concitate, ma niente che vada a minare il gioco in sé.

Il gunplay grazie alle cinque varianti della pistola d’ordinanza risulta vario e ci permette di avere un certo approccio tattico alle numerose sparatorie che affronteremo, data anche i tempi di ricarica dell’arma, che anche se modificata con vari bonus presenti nel gioco ( sia le armi che la protagonista possono essere potenziati tramite power up selezionabili di vario livello) non è eterna, e ci impone di nasconderci dai nemici, o di utilizzarla in combinazione con le abilità psichiche che andremo a sbloccare durante il gioco; quest’ultime sicuramente sono uno dei punti cardine del gioco, mostrando quanto di buono nei precedenti titoli di Remedy era stato fatto e ampliando il sistema di combattimento, potremo scagliare i nostri nemici lontano, creare scudi improvvisati e prendere il controllo dei nemici stessi, rivoltandoli contro gli altri aggressori.

La parte dolente si manifesta dopo alcune ore di gioco, quando nonostante i molti pregi qui elencati ci si ritrova disorientati dalla mole mastodontica di materiale da leggere, visionare, ascoltare, per poter mettere assieme i pezzi di una storia esposta in maniera si affascinante ma anche confusionaria; gli enormi spazi da visitare, nonostante il backtracking necessario per sbloccare tutti i potenziamenti della protagonista, tendono a confondere il giocatore, che potrebbe trovarsi a girare nelle stesse stanze più e più volte, viziato da una scelta di level design a volte discutibile.

L’ultima fatica di Remedy ripaga solo in parte l’attesa degli appassionati: purtroppo nel bene e nel male soffre degli stessi problemi dei titoli precedenti, e allo stesso modo affascina con la sua storia e le sue ispirazioni, portando il giocatore fino alla fine, ma lasciandosi dietro quella sensazione di incompleto, che forse con più tempo avrebbe reso Control un titolo da provare a tutti i costi, e non solo un buon gioco, ma che tende a farsi dimenticare troppo in fretta.