In attesa di fatti e provvedimenti concreti, che dire del nuovo governo giallorosso? Si è fatta di necessità (la rottura di Matteo Salvini in un delirio d’onnipotenza agostano, un autogol da antidoping) virtù (ho sempre considerato l’alleanza 5s-Pd ben più naturale di quella con la Lega, da realizzarsi già all’indomani del voto del 4 marzo).

Di necessità virtù anche nella composizione del governo:

– Bene la riconferma di Giuseppe Conte, che alla faccia di chi gli dava del “burattino” si è rivelato il vero Capitano, dando a Salvini una lezione non solo di stile, ma anche di coraggio. E ora è pienamente accreditato anche a livello internazionale, col plauso addirittura del campione dei sovranisti Donald Trump;

– bene Nunzia Catalfo al Lavoro che, da prima firmataria del ddl sul Reddito di cittadinanza, ha promesso di difenderlo a mo’ di templare, dopo una crisi vergognosa fatta sulla pelle delle persone, molte delle quali hanno temuto di perdere ciò che avevano ottenuto;

– bene che restino Alfonso Bonafede e Sergio Costa, che hanno fatto buone cose alla Giustizia (legge Spazzacorrotti) e all’Ambiente;

– e bene pure Roberto Speranza alla Salute: persona seria e coerente, che a suo tempo ha pagato il suo essersi schierato contro Matteo Renzi (era capogruppo Pd). Per la nostra martoriata sanità, non si poteva auspicare – quanto meno – un cognome migliore;

– quanto ai renziani Lorenzo Guerini e Teresa Bellanova, sono più necessità che virtù… ma almeno abbiamo scampato Anna Ascani ministro;

– poi il sempiterno Dario Franceschini, cui va dato atto di aver per primo aperto ai 5s. Dalla Margherita, al Pd “partigiano”, al renzismo, all’anti-renzismo. Più che un politico è ormai una categoria dello spirito: c’è il Sì, il No e c’è Franceschini;

– si dice: “Luigi Di Maio agli Esteri non ha le competenze”. Ne avevano forse Franco Frattini o Angelino Alfano? E la diplomata Beatrice Lorenzin alla Salute? Eppure non è stata un cattivo ministro. Un ridimensionamento per lui – com’era giusto, dopo gli errori commessi con Salvini e dopo aver portato il Movimento dal 33 al 17% in un anno – c’è stato. Ma resta una risorsa importante e un buon ministro del Lavoro, col Reddito di cittadinanza e il decreto Dignità che ha fatto crescere l’occupazione stabile e scendere la disoccupazione al di sotto del 10%;

Roberto Gualtieri all’Economia? Per il momento mi accontento del fatto che suoni orgogliosamente Bella Ciao, invece di sputare sulla storia partigiana che è la base della nostra democrazia. È un bel passo avanti. Poi vedremo.

– E Luciana Lamorgese all’Interno è finalmente un tecnico (ex prefetto), che dice “accoglienza nelle regole” e non sta sui social, invece di un non tecnico più dedito all’esterno e alla propaganda che all’interno. Penso che gli italiani siano stufi marci di polemiche continue, bracci di ferro perenni con le Ong, emergenze strumentali come l’immigrazione, fatta sulla pelle dei migranti, ma anche sulla loro: gli si devono risposte concrete su sicurezza, lavoro, casa invece di promuovere una vergognosa guerra tra i poveri.

Certo, nel programma del nuovo governo mancano solo i sogni da Miss Italia (pace nel mondo e tappeti per le strade), ma è la prima volta che leggo: “Occorre ridurre le tasse sul lavoro (cosiddetto “cuneo fiscale”), a totale vantaggio dei lavoratori”. Sarà forse solo un cambio di prospettiva, ma al momento è qualcosa. Al momento.

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