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Sigarette elettroniche, ancora vittime in Usa: sotto accusa i liquidi. Pacifici (Iss): ‘E-cig da considerare al pari di quelle tradizionali’

Finora negli Stati Uniti sono stati cinque i decessi legati all'utilizzo, mentre sono saliti a 450 i casi di malattia polmonare riscontrati. Il direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanità: "Non esistono studi in merito. Per questo dobbiamo avere un atteggiamento di massima prudenza"

Negli Stati Uniti continuano ad aumentare le vittime legate all’utilizzo delle e-cig. Cinque i morti finora. L’ultimo è stato registrato due giorni fa in California, nella contea di Los Angeles, ed è il terzo in meno di due giorni. Gli altri decessi sono avvenuti in Minnesota, Indiana, Illinois e Oregon. Mentre sono saliti a 450 i casi di malattia polmonare riscontrati in chi usa le sigarette elettroniche secondo le autorità sanitarie americane. Quelle di New York hanno già messo nel mirino una prima sostanza sospetta, cioè l’acetato di vitamina E, un additivo trovato nei liquidi a base di marijuana e usato da tutte le persone che si sono ammalate nello Stato. L’acetato, ammesso nei prodotti alimentari, non è approvato in quelli da inalare e non si sa ancora quanto sia pericoloso se respirato. Così come non si conoscono ancora gli effetti nel lungo periodo dei vari aromi (di cioccolato, fragola, vaniglia, …) all’interno dei liquidi contenuti nella cartuccia.

“Non esistono studi in merito. Per questo dobbiamo avere un atteggiamento di massima prudenza – mette in guardia Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità -. Le sigarette elettroniche vanno considerate al pari di quelle tradizionali. Non si può dire infatti che siano innocue per la salute perché non è ancora stato dimostrato scientificamente. Mancano evidenze anche sui danni eventuali dopo un uso prolungato. Al momento sappiamo che possono provocare irritazioni e infiammazioni nell’immediato. Nei nuovi dispositivi in commercio tra l’altro l’atomizzatore scalda il liquido a temperature più alte garantendo al consumatore una disponibilità maggiore di nicotina e provocando la produzione di particelle ultrasottili in grado di penetrare negli alveoli polmonari e di depositarsi lì”. Una ricerca condotta sui topi presso il Baylor college of medicine di Houston e pubblicata tre giorni fa sul Journal of clinical investigation ha dimostrato che sia il fumo normale di sigaretta sia il fumo e i vapori dei solventi delle sigarette elettroniche (anche quelle senza nicotina, seppur in misura diversa) danneggiano la superficie dei polmoni. E che i vapori delle e-cig compromettono la funzione immunitaria polmonare esponendo a un maggior rischio di infezioni. “I nostri risultati suggeriscono l’importanza di fare ulteriori ricerche sui solventi usati nelle sigarette elettroniche” ha detto Farrah Kheradmand, uno degli autori.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel rapporto “Epidemia globale di tabacco 2019” uscito a fine luglio ha bocciato le e-cig con rilascio di nicotina. “Sebbene lo specifico livello di rischio associato alle sigarette elettroniche non sia stato ancora stimato in modo conclusivo, le e-cig sono indubbiamente dannose e dovrebbero perciò essere soggette a regolamentazione” afferma l’Agenzia delle Nazioni unite. Anche l’Iss condivide l’allarme ed esorta misure di contrasto. “Bisognerebbe imporre il divieto di svapare nei locali pubblici e il divieto di pubblicità” dichiara Pacifici. Inequivocabili i dati raccolti nell’ultimo rapporto annuale sul fumo dell’Istituto: l’80 per cento degli e-smoker (900mila in Italia) fumano contemporaneamente anche le sigarette tradizionali e oltre il 60 per cento consuma e-cig con dentro nicotina. “A riprova che le sigarette elettroniche non aiutano a diventare ex-fumatori” conclude Pacifici. Maria Sofia Cattaruzza, professoressa di Epidemiologia all’università Sapienza di Roma e vice presidente della società italiana di Tabaccologia ricorda che “le ricariche liquide presentano livelli di metalli pesanti, quali nichel, cromo, argento e piombo, ben superiori a quelli delle sigarette tradizionali”.

E poi solleva una questione poco affrontata, ovvero “l’importanza di rimborsare i farmaci per smettere di fumare, oggi a carico del cittadino, per incoraggiare a seguire la cura senza affidarsi a false alternative al tabacco come le e-cig”. Ugo Pastorino, oncologo e responsabile della Chirurgia toracica all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, precisa che “svapare riduce il rischio da esposizione a sostanze cancerogene sebbene diversi studi hanno segnalato nei vapori delle e-cig la presenza di sostanze potenzialmente dannose. Come il glicole propilenico che se riscaldato può produrre formaldeide e acetaldeide, entrambi potenziali cancerogeni”. In più, sottolinea, “non si sa ancora niente della tossicità che potrebbe causare l’interazione tra fumo normale e quello da device elettronici. La ricerca deve investire in questo settore al più presto”.