Quel maledetto lunedì sera, pioveva. Lino si avviò verso la Renault Clio dopo aver salutato la sua fidanzata e raggiungere il campo per giocare la partitella con gli amici. Il killer è impaziente, eccitato e pronto a scaricare l’intero caricatore. Rabbia negli occhi e sete di violenza criminale contro il nemico. Ammazzare un ‘girato’, un traditore che si è messo con quelli della ‘Vanella Grassi’ di Secondigliano. C’è la guerra a Napoli. Come spesso accade. L’sms della ‘specchiettista’ non giunge ancora. La vittima predestinata è ancora a cena dalla fidanzata. Non vuole aspettare e poi piove. Dal maledetto portone dello stesso palazzo di piazza Marianella esce qualcuno.
È Lino che nulla c’entra con i boss, i clan, i criminali. Lui è andato dalla sua Rosanna per un saluto veloce, per abbracciarla, stringerla e darle un bacio. Erano giorni che non si vedevano.
L’eco della raffica rimbomba lungo corso Marianella. Le detonazioni fanno tremare i vetri delle finestre. È buio e piove. Un rivolo di sangue colora il marciapiede. Il sicario, Salvatore Baldassarre, scarica l’intero caricatore: 14 proiettili. Una furia omicida. E nel mentre solo un tentennamento, un dubbio: “Sicuro che è lui?”. Poi come ammetterà di fronte all’errore in una intercettazione: “Mi fermo solo quando finiscono i proiettili”. Rabbia, dolore, tragedia. Lino Romano, vittima innocente di camorra. L’ennesima. Napoli ripiomba nelle tenebre. Napoli è un inferno. Napoli piange di nascosto. È uno sbaglio. È un errore di persona. È un effetto collaterale. Lino Romano aveva 30 anni e tanti sogni normali da realizzare con Rosanna.
Da quella sera del 15 ottobre di sette anni fa nulla è più com’era prima. Napoli sanguinolenta. Napoli iett ‘o sang. Mamma Napoli, nega e strappa la vita alla sua meglio gioventù. Domenico Gargiulo era il vero obiettivo del raid. Sul suo capo pendeva una sentenza di morte della camorra. Domenico Gargiulo detto ‘sicc e penniell’ chiamato così per il fisico atletico, sgusciante, simile a un pennello, è un traditore, un infame, un doppiogiochista. Era passato con il clan avverso al raggruppamento di clan appartenenti agli Scissionisti dei Di Lauro.
Domenico Gargiulo sembrava un predestinato: sette vite come i gatti e qualche santo importante in Paradiso con un occhio di riguardo verso di lui. Già due volte aveva dato buca all’appuntamento con la morte. Era sfuggito ad altri agguati. Sembrava l’immortale. Sul suo braccio un tatuaggio: 15 ottobre 2012. Era un modo per ricordare il giorno della sua nuova nascita. Mors tua vita mea. Non c’è prescrizione. Neppure l’indulto o buona condotta. Neppure il ravvedimento operoso. Le condanne di camorra prima o poi si portano a termine.
Da giorni Domenico Gargiulo, 29 anni, era sparito. Non si vedeva in giro e neppure nella zona delle famigerate ‘Case celesti’, un tempo roccaforte del clan Marino. Angoscia, sofferenza e ansia. Un presentimento. Un cattivo pensiero. È stata la moglie ad inoltrare una denuncia per presunta scomparsa. La segnalazione è di ieri pomeriggio e giunge direttamente al centralino della polizia. In via Zuccarini, al rione Don Guanella, quartiere Scampia, c’è parcheggiata una Ford C Max. C’è qualcosa di strano, però. Subito scattano i controlli. Il veicolo ai terminali risulta rubato. Poi l’ispezione e la macabra scoperta: nel bagagliaio rannicchiato e avvolto in una coperta c’è un corpo senza vita. La testa è come bendata. Non vi sarebbero ferite da arma da fuoco, elementi farebbe pensare a uno strangolamento. Ti uccido con le mie mani, direttamente senza la mediazione di nessuna arma. Trascorrono alcuni interminabili minuti: quel corpo ha un nome e un cognome: Domenico Gargiulo, ‘sicc e penniell’, l’ex immortale. E Rosanna, in coincidenza della notizia del tragico ritrovamento del cadavere di chi doveva morire al posto del suo Lino, si ritrova tra le mani un piccolo bigliettino a forma di cuore e di colore rosso. “Ma come si spiega che nei momenti più duri mi ritrovo sempre dei cuori ovunque” scrive.
È il secondo morto in meno di 48 ore a Scampia. Sabato pomeriggio mentre percorreva l’asse mediano con la sua auto Gennaro Sorrentino, 51 anni è stato affiancato dai sicari in moto e ucciso con 4 colpi di pistola. Sorrentino era un fedelissimo degli Scissionisti sin dalla prima ora. Nel 2004 aderì alla scelta di Lello Amato di staccarsi dal clan Di Lauro e dare vita al gruppo degli Scissionisti.
Cosa sta accadendo a Scampia? Torna il sangue e lo spettro di una nuova faida. C’è la volontà di combattere il ritorno dei clan nella periferia a Nord di Napoli? Il nuovo governo inserirà finalmente la lotta alla criminalità tra i primi posti nella sua agenda? C’è ‘modello Scampia’ con l’associazionismo, il volontariato, la scuola, l’impegno delle chiese da proteggere e aiutare: dov’è lo Stato? Occorre fare presto, a Scampia bisogna impedire il ritorno al passato.