Finisce l'odissea durata 10 giorni della nave della ong Sea-Eye. L'Italia aveva già negato un porto sicuro così come Francia, Spagna e Portogallo. Ancora da capire quali Stati accoglieranno i cinque naufraghi. Tra i salvati dall'imbarcazione di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere anche una donna incinta e un bimbo di un anno
Sta per finire l’odissea dei cinque migranti a bordo della Alan Kurdi, bloccati sulla nave da 10 giorni. Malta ha annunciato che autorizzerà lo sbarco, per poi trasferirli “immediatamente” in due Stati membri dell’Unione europea, non ancora specificati. L’accordo per ricollocarli, come scrive il The Times of Malta, è frutto di discussioni interne alla Commissione europea ed è stato negoziato dopo che la Sea-Eye, l’ong proprietaria dell’imbarcazione, ha accettato di rinunciare all’azione legale contro il governo de La Valletta. I migranti raggiungeranno la costa a bordo di una nave della marina maltese.
Numerosi gli stati che dal 31 agosto scorso, giorno in cui l’imbarcazione è arrivata al largo di Malta, si sono rifiutati di offrire un porto sicuro. In primis, come ha dichiarato questa mattina l’equipaggio, proprio l’Italia, che aveva negato l’ingresso nelle proprie acque, come prevede il decreto sicurezza bis. Risposta analoga avevano dato anche altri stati, tra cui Francia, Spagna e Portogallo. “Siamo estremamente felici che Malta alla fine si sia assunta la responsabilità che stava negando da 11 giorni”, ha detto al quotidiano un portavoce di Sea-Eye. Per il governo maltese si tratta di un “giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà”. A bordo dell’Alan Kurdi, appunto, erano rimasti solo 5 naufraghi. Gli altri 8 salvati dall’ong erano stati fatti scendere nei giorni scorsi per motivi sanitari.
Intanto la Ocean Viking, nave di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere che due giorni fa ha già salvato 50 migranti, ha tratto in salvo altre 34 persone, che si trovavano a bordo della barca a vela Josefa. Il natante era in difficoltà in seguito al peggioramento delle condizioni climatiche in mare. Tra i 34 salvati ci sono anche una donna incinta e un bimbo di un anno. I naufraghi, comunicano dall’imbarcazione, “stanno ora riposando”, dopo aver trascorso la notte “nel mezzo di una tempesta”. “Abbiamo ancora una volta chiesto un ‘place of safety’ (un porto sicuro dove sbarcare) – fanno sapere dalla Sos Mediterranee – per le 84 persone soccorse a bordo”.
L’attesa della Alan Kurdi – “Dopo aver soccorso 13 persone su un barchino il 31 agosto, la Alan Kurdi ha atteso per dieci giorni che Malta, stato a cui appartiene la competenza della zona Sar dove è avvenuto il salvataggio, trovasse una soluzione per permettere alle persone soccorse di sbarcare”, sottolinea la Ong Sea Eye. “Ad oggi – prosegue – sono scese a terra solo coloro le cui condizioni psichiche e fisiche sono state ritenute gravi e coloro che hanno cercato di buttarsi in mare mettendo a rischio la loro vita. Il messaggio per chi rimane a bordo è chiaro: dalla nave si scende solo se si hanno gravi dolori fisici, se si impazzisce o se si tenta il suicidio“. Per Gorden Isler, portavoce di Sea-Eye, “se si utilizzano le politiche di Salvini per dimostrare che non c’è bisogno di lui per bloccare Ong e persone soccorse, si fa comunque in modo che il suo obiettivo venga raggiunto”.