Nel giorno in cui il governo Conte 2 si presenta al Senato per la fiducia, l’agenzia Moody’s conferma il rating Baa3 della Penisola con outlook stabile. La sua analisi evidenzia tra l’altro come “la forza istituzionale dell’Italia sia più bassa rispetto alla maggior parte degli altri paesi dell’eurozona, con politici che spesso hanno avuto un atteggiamento ‘volatile‘”. Ma in questo scenario, aggiunge, “il presidente della Repubblica ha un ruolo forte nel dare stabilità al sistema politico”. E “la formazione di un governo di coalizione di centrosinistra dovrebbe far prevedere un periodo di stabilità politica in Italia, che è positivo nei confronti di uno scenario di debole crescita dell’economia domestica e incerte prospettive di crescita globale”. Il Conte 2 “dovrebbe anche consentire la presentazione tempestiva del bilancio 2020, il prossimo atto legislativo chiave”, e “sarà meno euroscettico rispetto al precedente governo Lega/M5s” e “meno conflittuale nei confronti dell’Europa“.

Moody’s, che venerdì aveva rimandato il suo giudizio sull’Italia alla luce della situazione politica, sottolinea che la nota di aggiornamento non rappresenta in alcun modo un’azione sul rating, ma è semplicemente una ‘credit opinion’, un commento per aggiornare gli investitori. Sul fronte strettamente economico, l’agenzia ricorda fra i punti di forza dell’Italia “una economia grande e diversificata con un basso debito del settore privato” e “una gestione professionale dell’elevato debito pubblico con un basso rischio di crisi di liquidità“. Tuttavia “la nostra visione creditizia dell’Italia – spiegano gli economisti di Moody’s – riflette gli elevati livelli di debito pubblico, che è improbabile che diminuiscano nei prossimi anni a causa della crescita lenta e della mancanza di un’agenda di politica economica coerente“.

Infatti “il potenziale di crescita rimarrà debole in assenza di riforme strutturali”: per il 2019 la stima è stata tagliata a +0,2% contro lo 0,4% precedente e per il 2020 di +0,5%. L’agenzia di rating prevede comunque “una performance di crescita leggermente più forte nella seconda metà dell’anno, con tassi di crescita trimestrali dello 0,1-0,2%, principalmente per i continui sviluppi positivi sul mercato del lavoro e sulle esportazioni”. Il rapporto debito/pil dovrebbe salire quest’anno al 133% per poi toccare il 133,6% nel 2020. Dunque “il debito pubblico resterà elevato e vulnerabile agli shock futuri”: di qui “la necessità di mantenere la fiducia degli investitori, date le elevate esigenze di rifinanziamento” con circa 280 miliardi di titoli a medio e lungo termine da rifinanziare nella restante parte del 2019 e nel 2020.

Oltre al debito, i rischi al ribasso sull’economia italiana, secondo l’analisi, sono le “interconnessioni tra il debito sovrano e le banche” che “rimangono rilevanti, anche a causa delle grandi partecipazioni di titoli di Stato italiani sui bilanci” degli istituti di credito e la politica interna che “continuerà probabilmente a essere una fonte di volatilità” per i mercati. “Mentre il rischio di nuove tensioni con la Commissione europea sarà probabilmente significativamente più basso con il nuovo governo di coalizione, elezioni anticipate prima della fine della legislatura rimangono un rischio”, afferma Moody’s.

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