Un tribunale di Teheran l’aveva condannata a sei mesi per essere entrata, travestita da uomo, allo stadio Azadi per vedere una partita della sua squadra – l’Esteghlal, allenata dal tecnico italiano Andrea Stramaccioni – contro l’Al Ain, club degli Emirati Arabi Uniti. Lo stadio però è un luogo proibito per le donne in Iran e lei, Seher Khodayari, 29 anni, voleva protestare contro questo divieto. Lo ha fatto dandosi fuoco dopo la sentenza e riportando ustioni gravissime. Ma la scorsa notte la tifosa è morta in un’ospedale della capitale iraniana.

Allo stadio la 29enne si era anche ritratta con un selfie ed era stata detenuta per alcuni giorni nel carcere femminile di Gharchak Varamin a sud di Teheran, ritenuto tra i peggiori in termini di condizioni di vita. Quando a inizio settembre era stata convocata da un procuratore per il sequestro del suo telefono cellulare, aveva appreso che le era stata comminata una condanna a sei mesi per oltraggio al pudore. A quel punto si era data fuoco, procurandosi ustioni di terzo grado nel 90% del corpo. Il caso ha riacceso le polemiche sul divieto per le donne iraniane di assistere alle partite maschili negli stadi di calcio, occasionalmente allentato nei mesi scorsi su pressioni della Fifa ma tuttora in vigore. In sostegno di Khodayari si è espressa nei giorni scorsi anche la deputata Parvaneh Salahshouri, lanciando appelli alla sensibilizzazione contro le discriminazioni subite dalle donne nella Repubblica islamica.

Il caso ha riacceso le polemiche sul divieto per le donne iraniane di assistere alle partite maschili negli stadi di calcio, occasionalmente allentato nei mesi scorsi su pressioni della Fifa ma tuttora in vigore. In sostegno di Khodayari si è espressa nei giorni scorsi anche la deputata Parvaneh Salahshouri, lanciando appelli alla sensibilizzazione contro le discriminazioni subite dalle donne nella Repubblica islamica.

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